I conti in sospeso delle deleghe. Cosa resta della Buona Scuola
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conti in sospeso delle deleghe. Cosa resta della Buona Scuola
I docenti che saranno immessi in ruolo quest’anno non saranno assoggettati al nuovo sistema del triennio di apprendistato a stipendio ridotto previsto dalla legge 107/2015. È l’effetto del cambio della guardia a palazzo Chigi, che dovrebbe porre in stand-by, se non su un binario morto, alcune delle deleghe previste dalla riforma per concentrare l’azione del governo sulla legge elettorale e l’emergenza terremoto. Deleghe che riguardano il reclutamento, la retribuzione dei docenti in prova, l’anno di formazione, l’esame di stato, il sostegno, la scuola dell’infanzia e l’istruzione professionale. Alcune di queste sono già a buon punto e potrebbero giungere a compimento già dal 15 gennaio, data prevista per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dei decreti attuativi. Come per esempio quelle riguardanti l’esame di stato e la scuola dell’infanzia. Ma le altre, come quella sul nuovo reclutamento e la nuova disciplina dei neoimmessi in ruolo, necessitano ancora di un approfondimenti da parte dell’amministrazione. E potrebbero slittare nel tempo, perlomeno fino a quando non si insedierà un nuovo governo con pieni poteri, probabilmente all’esito delle prossime elezioni.
I docenti che saranno immessi in ruolo quest’anno non saranno assoggettati al nuovo sistema del triennio di apprendistato a stipendio ridotto previsto dalla legge 107/2015. È l’effetto del cambio della guardia a palazzo Chigi, che dovrebbe porre in stand-by, se non su un binario morto, alcune delle deleghe previste dalla riforma per concentrare l’azione del governo sulla legge elettorale e l’emergenza terremoto. Deleghe che riguardano il reclutamento, la retribuzione dei docenti in prova, l’anno di formazione, l’esame di stato, il sostegno, la scuola dell’infanzia e l’istruzione professionale. Alcune di queste sono già a buon punto e potrebbero giungere a compimento già dal 15 gennaio, data prevista per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dei decreti attuativi. Come per esempio quelle riguardanti l’esame di stato e la scuola dell’infanzia. Ma le altre, come quella sul nuovo reclutamento e la nuova disciplina dei neoimmessi in ruolo, necessitano ancora di un approfondimenti da parte dell’amministrazione. E potrebbero slittare nel tempo, perlomeno fino a quando non si insedierà un nuovo governo con pieni poteri, probabilmente all’esito delle prossime elezioni.
Reclutamento
La delega più delicata è senz’altro
quella che riguarda il nuovo reclutamento. Perché comporta il
differimento di tre anni della conferma in ruolo dei docenti che
saranno assunti nella prossima tornata di immissioni in ruolo. E
prevede anche una compressione dei diritti retributivi dei prossimi
neoimmessi in ruolo, ai quali non sarà corrisposta la retribuzione
dei docenti di ruolo, ma emolumenti determinati sulla nuova qualifica
di apprendisti docenti prevista dalla nuova disciplina. A conti
fatti, le nuove retribuzioni, per i primi due anni, non dovrebbero
superare gli 800 euro, contro gli attuali 1.350 euro, attualmente
percepiti dai docenti neoimmessi in ruolo (senza la cosiddetta
ricostruzione di carriera). La riduzione dello stipendio, sempre
secondo la riforma, dovrebbe essere attuata mediante la
decontrattualizzazione della materia. In pratica, anziché applicare
il contratto, le retribuzioni dei docenti apprendisti dovrebbero
essere determinate tramite un intervento legislativo. Che dopo la
vittoria del no al referendum sulla riforma costituzionale potrebbe
risultare non conforme all’attuale dettato costituzionale.
Periodo di formazione
Il periodo di formazione, nel primo
anno di tirocinio, comprenderà la frequenza a un corso annuale, al
termine del quale, il tirocinante conseguirà un diploma di diploma
di specializzazione per l’insegnamento secondario. Diploma che sarà
necessario anche per insegnare nelle scuole provate paritarie e che
potrà essere conseguito anche dagli aspiranti docenti non vincitori
di concorso che, però, dovranno frequentare il corso a loro spese. I
vincitori di concorso, al termine del primo anno e previo
conseguimento del diploma, saranno ammessi a un biennio successivo di
tirocinio formativo, durante il quale avverrà la graduale assunzione
della funzione docente anche tramite la sostituzione di docenti
assenti. Al termine del tirocinio, in caso di valutazione positiva,
il tirocinante sarà assunto con contratto a tempo indeterminato.
Scuola dell’infanzia
L’esercizio della delega sulla scuola
dell’infanzia è già a buon punto e il decreto attuativo dovrebbe
essere pubblicato il 15 gennaio prossimo in Gazzetta Ufficiale. A
questo scopo, il governo ha previsto l’istituzione di un percorso
di continuità educativa per le bambine e i bambini, costituito dai
servizi 0-3 anni, (nidi, micro-nidi e spazi gioco), le sezioni
primavera (24-36 mesi) e le scuole dell’infanzia statali e
paritarie. La bozza di decreto prevede, però, il mantenimento di
ruoli distinti del personale nell’ambito di assegnazione. In altre
parole, le maestre di scuola dell’infanzia continueranno ad
occuparsi dei bambini di età compresa tra i 3 e i 5 anni e non
saranno utilizzate nei nidi.
Esame di stato
Anche la delega sull’esame di stato
dovrebbe essere attuata con uno dei decreti che saranno pubblicati in
Gazzetta il 15 gennaio. Le prove Invalsi non faranno più parte delle
prove di esame, ma saranno comunque somministrate a fini statistici e
costituiranno requisito di accesso per l’esame. Per quanto riguarda
il I ciclo, i test saranno effettuati prima del termine dell’anno
scolastico e verteranno su tre materie: italiano, matematica e
inglese. Il punteggio conseguito sarà inserito nell’attestazione
delle competenze. Le prove scritte e il colloquio rimarranno
sostanzialmente identici, ma saranno collegate al profilo finale
previsto dalle indicazioni nazionali. Il presidente della commissione
sarà lo stesso dirigente scolastico preposto all’istituzione
scolastica sede di esame. L’esito finale dell’esame sarà
deliberato dalla commissione mediante l’attribuzione di una lettera
da A ad E sulla base di criteri di correzione e linee guida
nazionali. In pratica, le lettere sostituiranno i vecchi indicatori
pre-riforma: ottimo, distinto, buono, sufficiente, mediocre e scarso.
La media dei voti del secondo quadrimestre non avrà più valore ai
fini del voto finale dell’esame. Per il II ciclo, lo svolgimento
delle attività di alternanza scuola-lavoro sarà requisito di
ammissione all’esame e, in ogni caso, per essere ammesso agli
esami, l’alunno dovrà avere almeno la media del 6.
di Marco Nobilio (Italia Oggi)
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