La scuola: luogo o non luogo?
Per Adolf Loos quando un uomo incontra in un bosco un tumulo di terra che segnala una trasformazione “poetica” della natura a opera dell’uomo quella è architettura. Il locus è un concetto ben più profondo del luogo. Esso è un concentrato di significati d’uso, di memoria, di racconti, di amore... Anche la scuola dovrebbe essere un locus: uno spazio pieno di storia e di poesia, senza tempo e senza artifici.
Purtroppo anche quelli che vengono ritenuti esperti nell’architettura della scuola, persino a livello internazionale, non scampano alla globalizzazione degli stereotipi e forse anche di una certa superficialità. Nell’ennesimo seminario “internazionale” sulla scuola si è parlato di architettura scolastica. La delusione professionale e umana è stata fortissima e si è spinta anche a un esplicito moto di noia. Bisognava scomodare un seminario internazionale con personalità accademiche sicuramente note per far sapere che l’edilizia scolastica in Italia è un disastro, conoscendone perfettamente le cause e immaginandone con chiarezza anche i rimedi? Era necessario ripetere e far passare come una nuova scienza concetti lapalissiani come il fatto che negli spazi scolastici occorrano illuminazione e acustica adeguate, microclima compatibile, studi cromatici, arredi flessibili e adatti alle diverse attività? Sarebbe una novità quella della necessità di mettere finalmente al centro della progettazione di scuole l’apprendimento e la ricerca dell’allievo piuttosto che la gerarchia d’insegnamento?Si è evidenziato, con sgomento, come l’idea architettonica della scuola dei paesi ricchi e della globalizzazione assomigli sempre di più e pericolosamente, negli spazi e nella forma esteriore, a quella dei centri commerciali!!!
Quella dell’edilizia scolastica in Italia è una vecchia storia come peraltro quella della scuola stessa che nessuna pseudo-riforma è riuscita ancora a rinnovare. La qualità delle pochissime buone pratiche cui si può attingere porta con sé sempre tre elementi: investimenti adeguati, organizzazione della didattica rivoluzionata, gestione delle scuole in mano a un unico Ente, obbligo nella progettazione di un team multidisciplinare con anni di esperienza sul campo della scuola.
Da qui la riflessione sugli architetti che non fanno tesoro dell’insegnamento della creatività e dell’amore per i luoghi importanti della nostra vita come quelli dedicati all’educazione privilegiando la funzione tecnica e le evoluzioni tecnologiche.
Altra è la connotazione umanistica dell’architettura che si contrappone a quella del funzionalismo ingenuo che elude ogni valenza di natura formale e non soddisfa nemmeno i bisogni di funzionamento, se è vero che l’esigenza di dare significato ai luoghi dell’apprendere è interamente assorbita dalle banali ma ineluttabili questioni di sicurezza. Il luogo infatti sarebbe di per sé sicuro e “protettivo” se lo si pensasse avendo chiara l’idea di scuola e l’idea di architettura insieme legate dalla voglia di costruire spazi accoglienti, inclusivi e al tempo stesso stimolanti, mai completamente “scoperti” e “spiegati” per essere ogni giorno “nuovi” a chi li abita e li usa.
È tempo di una nuova “scuola dell’arte” e di un’“arte della scuola”: questo accadrà quando la mente sarà libera da burocrazie quotidiane e pianificazioni scolastico-aziendali e si riuscirà a pensare che la “memoria” dei veri maestri del fare “poeticamente” l’architettura della scuola anch’essa ahimè divenuta preda del mercato, è la stessa del “fare scuola”.
Progettare con la storia, con l’amore per i luoghi e con quell’idea dell’imprevisto prevedibile e poetico, dell’immaginazione e della creatività è l’agire più prossimo alla relazione umana che della scuola deve essere il fondamento.
La scuola è infatti spazio fisico e intellettuale autonomo culturalmente e giammai asservibile a una efficienza meccanica: un ambito della scoperta e dell’introspezione, della comunione, del dialogo come della esigenza di solitudine e di riflessione che non è più l’aula e il corridoio ma forse la piazza e la strada, il portico e il cortile.
Oggi gli spazi si sono progressivamente chiusi all’educazione, per radicalizzare i soli significati di istruzione e formazione e rinunciare alla vera creatività, confinando il “fare arte” tra le “poetiche” e i linguaggi accessori e gli spazi al funzionalismo e al tecnicismo esasperato, come se l’aula con un computer su ogni banco trasfigurasse e sublimasse il suo valore banale di spazio fisico e “cablato” in un vero “luogo”.
Nella scuola come in qualsiasi azione presente fin dall’origine dell’uomo che si è evoluto con l’apprendimento e la relazione non sono indifferenti i segni tangibili dell’“intorno” in cui si apprende: poteva essere una foresta o una caverna, una capanna, un portico e un cortile, un chiostro, una basilica o un’abbazia: oggi può essere, altrettanto significativamente, uno spazio “nuovo” anche perché “antico” e ricolmo dei segni della storia dell’insegnare e dell’imparare a vivere.
Per approfondire:
• ADOLF LOOS (Brno 1870-Vienna 1933): Architetto austriaco protagonista dell’avanguardia artistica europea del ‘900. “Ornament un Verbrechen”, Vienna 1908: teoria per una architettura formalmente semplice ed essenziale.
• ALDO ROSSI (Milano 1931-Milano 1997): Architetto, teorico dell’architettura, docente universitario, primo “Premio Priztker” a un italiano; capostipite dell’ultima vera “corrente” architettonica italiana per la costruzione di uno stile fondato sulla storia e sulla poetica della composizione in architettura. “L’architettura della città”, Editore Marsilio, Padova 1966; “Autobiografia Scientifica”, Editore Pratiche, Parma 1990.
• PINO PARINI: Pittore, docente di Teoria della Percezione all’ISIA di Urbino, promotore e Coordinatore nazionale dei Gruppi di Didattica Operativa, collaboratore di Silvio Ceccato presso il Centro di Cibernetica e Attività Linguistiche dell’Università degli Studi di Milano, ricercatore nel settore dell’educazione e della fruizione artistica. “Dallo stereotipo alla creatività”, Artemisia Edizioni, Catania 2000.
***
Le immagini, di proprietà di Giuseppe Campagnoli, illustrano il Progetto per una scuola del futuro, Concorso per “Open Architecture Network” 2009.
articolo di Giuseppe Campagnoli
Giuseppe Campagnoli
Nato a Recanati nel 1949. Achitetto. Docente di architettura e dirigente scolastico negli istituti di istruzione artistica fino al 2001. Responsabile dell'Ufficio Studi dell'U.S.R. per le Marche fino al 2006. Attualmente libero professionista, ricercatore e saggista nel campo dell'architettura per la cultura e la didattica e della sostenibilita'.
http://www.educationduepuntozero.it/community/scuola-luogo-o-non-luogo-408608108.shtml
Commenti
Posta un commento