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Visualizzazione dei post da aprile, 2019

Noi siamo contro la regionalizzazione del sistema di istruzione

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Le regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto hanno fatto richiesta formale al Governo di “Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” anche riguardo alle “norme generali sull’istruzione”, ai sensi dell’art. 116 della Costituzione. Lombardia e Veneto chiedono che tutta l’istruzione passi sotto il controllo regionale: programmi, dirigenti, personale e ufficio scolastico. L’Emilia Romagna chiede il passaggio alla Regione dell’Istruzione professionale, la possibilità di integrare l’organico statale con un organico regionale e risorse certe per programmare l’offerta scolastica. Altre Regioni sembrano seguire la strada autonomistica. Il rischio evidente è di avere tanti sistemi scolastici diversi regione per regione, con programmi, titoli di studio e gestione del personale locali. Anche l'autonomia differenziata dell'Emilia Romagna è pericolosa per l'istruzione. La scuola è un’Istituzione a fondamento dell’unità nazionale del Paese, bisogna fare il possibile

Il video del mio intervento sulla regionalizzazione (10 aprile 2019 ore 13,00) presso l’Università degli studi di Bologna

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Il mio intervento (10 aprile 2019 ore 13,00) presso l’Università degli studi di Bologna. Aula B del Plesso Ranzani - Via Ranzani, 14/B La segreteria nazionale Unicobas è presente insieme a tutte le altre segreterie dei sindacati. Uno dei tanti motivi... perché siamo contrari alla regionalizzazione. La regionalizzazione va fermata a tutti i costi. No al Medioevo del terzo millennio! Tutti i cittadini hanno gli stessi diritti da nord al sud. Basta soldi alle scuole confessionali. Se dovesse passare la regionalizzazione il sistema scolastico regionale non farà differenze tra i sistemi formativi educativi. Nella scuola pubblica padana rientreranno gli ex istituti statali e le scuole confessionali, tutti insieme definiranno il sistema d’istruzione pubblica. Il docente che firmerà il contratto con la Lombardia (passando dallo Stato alla regione) potrebbe avere una cattedra con spezzoni in istituti confessionali ed essere valutato da comitati di genitori delle scuole paritarie religiose.

Calamandrei e la regionalizzazione dell’istruzione

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Con la regionalizzazione dell’istruzione tutti gli studenti, gli insegnanti, il personale non docente dovranno ubbidire agli indirizzi politici dell’assessorato regionale, nel caso di Lombardia e Veneto alla Lega e dell’Emilia Romagna al PD. La scuola confessionale sarà riconosciuta “pubblica”. Eppure Calamandrei nel 1950 affermò: “Negli stati in cui la scuola privata è in fiore, sono i privati che danno allo stato il contributo della loro ricchezza, per accrescere la vitalità scolastica della nazione. Non il rovescio: cioè che sia lo stato che dimentica di fare il minimo necessario per la propria scuola e che poi disperde i suoi pochi denari in questa specie di protezionismo scolastico che consiste nel dare sussidi alle scuole private. Per prevedere questo pericolo, non ci voleva molta furberia. Durante la Costituente, a prevenirlo nell’articolo 33 della Costituzione fu messa questa disposizione: “Enti e privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti di educazione senz

La regionalizzazione si farà! Diceva Agatha Christie: «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova»...

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La regionalizzazione si farà! Diceva Agatha Christie: «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova».  I parlamentari 5Stelle e della Lega sulle questioni spinose dell'istruzione, dopo un anno, hanno fatto poco o quasi nulla.  Nulla è stato fatto per aumentare gli stipendi a tutto il personale della scuola statale (prof e personale non docente). Nulla sulla Legge 107 ( a parte una legge sulla chiamata diretta ma monca sulla parte dei dirigenti) ma di fatto solo parole ma nessuna norma che ne blocca il funzionamento.  Non sono stati cancellati i contributi statali alle scuole paritarie. Non è stato cancellato il sistema di valutazione Invalsi, rimandato solo di un anno. Sull’Alternanza è stato ridotto solo il numero di ore ma c’è ancora. I controlli alle scuole paritarie sono ancora una pura fantasia.  A pensar male di solito non si sbaglia mai. Perché è tutto fermo? Ecco gli indizi che mi fanno pensare che alla fine la regio

Sciopero scuola: 17 maggio, tutti insieme contro Governo e Ministro

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Fallito il tentativo di conciliazione presso il Ministero del Lavoro fra Governo e sindacati del comparto scuola. Appena usciti dall’incontro i sindacati hanno annunciato che, a questo punto, non c’è più motivo per attendere ulteriormente: il 17 maggio sarà sciopero, per bloccare il progetto di regionalizzazione, per ottenere l’apertura del tavolo contrattuale e per far sì che il Governo affronti seriamente i temi del precariato e del personale Ata. Nel corso dell’incontro il Ministero dell’Istruzione ha annunciato la propria intenzione di aprire un tavolo di confronto a partire dal prossimo lunedì 8 aprile, ma questo non è bastato a Flc-Cgil, Cisl-Scuola, Uil-Scuola, Snals e Gilda che hanno già proclamato ufficialmente lo sciopero. E si attende da un momento all’altro anche la proclamazione da parte di Cobas e Unicobas, logica conclusione di un ampio tavolo di confronto sul tema della regionalizzazione apertosi già tempo con la partecipazione dei 5 principali sindacati rappre

Oggi è un giorno importante per l’istruzione pubblica statale italiana! Giustizia è fatta!

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Oggi è un giorno importante per l’istruzione pubblica statale italiana! Giustizia è fatta! I titoli acquisiti in Romania (4 mila richieste di riconoscimento) non sono valide in Italia né paradossalmente nella nazione rumena. Con nota prot. 5636 del 2 aprile 2019 il Miur, Direzione Generale degli ordinamenti comunica che i percorsi rumeni, denominati “Programului de studi psichopedagogice, Nivelul I e Nivelul II”, mi riferisco ai famosi corsi abilitanti in Romania non vengono riconosciuti dal Miur (con parere dell’Avvocatura dello Stato). Ma facciamo un passo indietro. Dopo che insieme all’on. Silvia Chimienti del M5S della precedente legislatura avevamo sollevato il problema tramite gli articoli giornalistici, interventi su La7 ( dove la Malpezzi (PD) aveva dichiarato che non esistevano casi del genere poi smentita direttamente dal sottoscritto e dal Miur ) e varie question time parlamentari, il Miur nel 2016 ha avviato le verifiche sulla validità dei titoli conseguiti in Rom