Il Covid-19, un ospite indesiderato che cambierà inevitabilmente la nostra vita.

Il Covid-19, un ospite indesiderato che cambierà inevitabilmente la nostra vita.


Come previsto arriverà il decreto che consentirà l'equipollenza tra la lezione a scuola e la didattica a distanza per i docenti ( art. 2 comma 3) e più precisamente: “in corrispondenza della sospensione delle attività didattiche in presenza a seguito dell’emergenza epidemiologica, il personale docente assicura comunque le prestazioni didattiche nelle modalità a distanza, utilizzando strumenti informatici o tecnologici a disposizione”.


Il telelavoro detto smart working è normato nella seconda parte del comma 3 dell’articolo 2, si rivolge infatti al lavoro che conducono i capi d’istituto e il personale Ata.
Si precisa, in particolare, che “le prestazioni lavorative e gli adempimenti connessi dei dirigenti scolastici nonché del personale scolastico, come determinati dal quadro contrattuale e normativo vigente, fermo quanto stabilito al periodo precedente, possono svolgersi nelle modalità del lavoro agile anche attraverso apparecchiature informatiche e collegamenti telefonici e telematici, per contenere ogni diffusione del contagio”.
Nella bozza del decreto c'è anche la parte che definisce gli adempimenti da fare per la fine dell’anno scolastico e per gli Esami di Stato.
Ribadisco che sono misure necessarie in questa fase di emergenza e che ovviamente le lezioni e il lavoro a scuola sono un'altra cosa.


È importante sottolineare che il Governo ha voluto ribadire il valore fondamentale della professione dell'insegnante, e soprattutto in questo momento quello offerto dai docenti è un importante aiuto alla collettività, al pari - nei rispettivi ambiti - di quanto stanno facendo il personale sanitario negli ospedali e le Forze dell’Ordine per le strade.


Sbaglia chi pensa che con le modalità di smart learning si perderà la libertà d'insegnamento.


La libertà d’insegnamento, costituzionalmente garantita e intesa come contenuti dell’offerta formativa che ogni docente propone alla classe, rimarrebbe salva: ogni docente deciderà sempre e comunque “cosa” insegnare.


Anche se non dobbiamo sottovalutare che in questa fase ci sono almeno 40mila docenti e più di 1 milione e mezzo di alunni (i più piccoli) che sono in difficoltà sia per connessioni lente o per mancanza di strumentazione informatica adeguata.


La tecnologia è uno strumento che non tutti maneggiano bene. Secondo i dati raccolti dal ministero nelle prime settimane di chiusura delle scuole, il 67 per cento degli istituti ha fatto attività a distanza (usando piattaforme online ma anche le chat del telefono) e nove su dieci hanno coinvolto gli alunni con disabilità. In pratica, 6,7 milioni di studenti sono stati raggiunti, attraverso mezzi diversi, da questa didattica, ma altri 1,6 milioni no (in Italia il 76,1 per cento delle famiglie dispone di un accesso a internet e il 74,7 per cento di una connessione a banda larga). Così la tecnologia digitale rischia di amplificare le differenze e di escludere invece che includere. Vale anche per gli insegnanti. La maggior parte di loro finora usava internet per consultare fonti e contenuti digitali; meno di un quinto sfruttava gli strumenti digitali per collaborare con gli altri docenti e per condividere materiali.


Per mettere tutti gli insegnanti nelle condizioni di fare lezione e gli studenti di frequentarle, il 26 marzo Azzolina ha firmato un decreto ministeriale in cui si stanziano 85 milioni di euro. Settanta milioni, la fetta più grossa, serviranno a garantire “l’accessibilità alle lezioni”, cioè i dispositivi digitali, alle famiglie in difficoltà. Degli altri 15 milioni di euro, dieci andranno alle scuole per potenziare l’uso delle piattaforme e cinque saranno dedicati alla formazione degli insegnanti.


C'è il rischio di trasformare una lezione on line in un concentrato di nozioni, per questo è importante che l'insegnante continui ad insegnare con qualsiasi mezzo mantenendo il proprio "attivismo pedagogico" .


Non si torna più indietro, dobbiamo comunque concentrarci sull'importanza dell'infanzia e dell'adolescenza (secondo il grado di scuola in cui si insegna).


Nel processo educativo anche nelle forme obbligate dal momento di emergenza, come la didattica a distanza dobbiamo tenere presente dell' importanza della ricerca psicologica che come nel ventesimo secolo aveva spinto la pedagogia a ripensare i suoi limiti, legandosi più fortemente a quelle che erano state le scoperte per quanto riguarda l'apprendimento e lo sviluppo.


Quello che sta accadendo adesso è la dimostrazione che non possiamo fermarci ma dobbiamo utilizzare ogni forma e ogni mezzo per accompagnare i nostri studenti durante il loro processo evolutivo migliorando le conoscenze rispettando i loro interessi e i loro bisogni.


Mantenere quel legame insegnamento/vita: la scuola non può essere una parte separata della vita, ma servire per la vita.
Anche questo modo di "fare" scuola è vita.


Il nostro compito di educatori è anche quella di stimolare l'Intelligenza operativa dei nostri studenti con l'uso di laboratori.
Laboratori che in questo momento possono essere utilizzati e realizzati in modo sincrono e asincrono.


Sbaglia chi pensa che la pedagogia sia legata solo all'infanzia.


La pedagogia è la disciplina umanistica che studia l'educazione e la formazione dell'uomo nella sua interezza ovvero lungo il suo intero ciclo di vita. Si occupa dei diversi approcci educativi che coinvolgono l'uomo e la donna nei diversi momenti e situazioni dello sviluppo: non solo quindi l'età infantile ma tipicamente anche l'adolescenza, l'età adulta, la vecchiaia (o terza età), la condizione di disabilità ed i Bisogni Educativi Speciali.


Insieme alle altre Scienze Umane si rivolge dunque ai contesti formali, non-formali e informali, nei quali si ambienta il processo di formazione della persona.


In questo momento moltissimi studenti hanno nostalgia della scuola come luogo, come spazio di libera aggregazione, dove la pedagogia e la didattica prendono forma.
Dove cresce la libertà educativa, di apprendimento, dove cresce il libero arbìtrio, la cultura e la coscienza critica dei giovani.


Ma anche loro sono consapevoli che in questo momento, per colpa del Covid-19, l'unico modo per seguire le lezioni è usare la teledidattica, lo smart learning. Lo usano anche all'Università con lezioni, esami e discussione della tesi di laurea.


Questo maledetto virus sta cambiando le nostre abitudini, no so fino a quando vivremo reclusi nelle nostre case ma una cosa è certa, noi insegnanti non lasceremo mai soli i nostri studenti e faremo di tutto per aiutarli a studiare ad accompagnarli nel loro processo evolutivo.


Per difendersi dal coronavirus bisogna studiare, ci vuole la conoscenza, bisogna investire nella sperimentazione, solo cosi potremo combattere ogni forma di malattia.


Essere rivoluzionari vuol dire soprattutto difendere la scuola, l'università, il diritto costituzionale dell'istruzione di stato.


Si è invece reazionari quando si vuole trasformare un'interpretazione sbagliata in un evento negativo e per questo si tenta di rovesciare uno stato di diritto.


Lo ripeto, c'è un momento per le rivendicazioni sindacali e un altro, in situazioni di emergenza, cone questa dove bisogna rimanere uniti e combattere un nemico invisibile.


Semper fidelis civica schola publica.


Paolo Latella


Fonti dati: MIUR, Wikipedia, Internazionale, La Tecnica della Scuola

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