Mi sono dimesso da segretario Unicobas Scuola e Università della Lombardia



Caro segretario nazionale Stefano d'Errico,
care amiche, cari amici,
care compagne e compagni del sindacato Unicobas,
care colleghe, cari colleghi,

l'insegnamento è la base della conoscenza.

Noi siamo fortunati perchè facciamo il mestiere più bello del mondo e utilizziamo i migliori strumenti per comunicare con i nostri studenti.

Gli strumenti ci servono per condividere le nostre conoscenze e le nostre competenze.

In questo periodo di emergenza possiamo comunicare con i nostri studenti in modalità sincrona, cioè in tempo reale e quindi in presenza on line, e in modalità asincrona, cioè in tempo differito e prevalentemente off-line.

Speriamo di tornare a scuola ed abbracciare i nostri studenti ma sarà difficile.

Tutti sono liberi di insegnare secondo le proprie modalità.

Cosa ho imparato da questa pericolosa emergenza?

Che siamo tutte persone intelligenti.

Le persone intelligenti usano il buon senso e sono in grado di cambiare idea e riconoscere che alcune valutazioni sono errate.

Ho sempre ribadito che noi insegnanti non siamo educatori, che gli educatori devono essere i genitori, invece evidentemente mi sbagliavo.

Il Covid-19 mi ha insegnato molto!

Noi insegnanti siamo anche educatori, lo siamo eccome.

In questi mesi ho capito l'importanza della nostra azione educativa in qualsiasi forma la generiamo e la comunichiamo.

La morte qui in Lombardia sta bussando sempre più spesso alla porta delle famiglie e la nostra presenza quasi costante crea una dimensione diversa, siamo insegnanti dei nostri alunni ma anche indirettamente dei loro genitori e dei loro nonni.

Non ho mai amato particolarmente il "libro Cuore" ma il cuore si perché è la nostra scuola, è la comunità dove viviamo, dove cresciamo.

Mi sento lombardo, calabrese, pugliese ma più di tutti mi sento un cittadino del mondo.

Quando ritorneremo in classe non sarà più come prima.

Non ci torneremo presto e questa quarantena necessaria, cambierà anche i nostri studenti.

Non possiamo in questo periodo fregarcene di loro perché non c'è scritto da nessuna parte che dobbiamo usare lo smart learning.

Proprio per questo motivo dobbiamo affrontare l'emergenza grazie al nostro libero arbìtrio e decidere autonomamente, per il bene dei nostri studenti.


Io non aspetterò una legge che decreti che al punto 3 del comma 4 ci sia scritto cosa e come devo fare lezione.

Ho un'idea diversa di scuola. Ascolto la mia coscienza e il cuore ed entrambi mi ripetono ogni mattina, quando fortunatamente apro ancora gli occhi, che sto facendo la cosa giusta cioè mettermi a disposizione dei miei studenti.

Ho sempre ribadito che noi docenti non siamo dei volontari ma dei professionisti.

Si lo ribadisco ma come i dottori, gli infermieri sono lì in ospedale a 500 metri da casa mia a salvare le vite, noi nel nostro piccolo stiamo salvaguardando la cultura e stiamo aiutando i nostri studenti a non perdere la luce della curiosità, della conoscenza.

Perché la morte intellettuale di una persona produce aridità umana, egoismo.

Si perde il desiderio di sorridere.

Noi insegnanti non possiamo permettercelo, dobbiamo continuare a motivare i nostri studenti.

In questo momento non mi interessa rivendicare i nostri diritti perché a differenza di molte altri lavoratori, a fine del mese lo Stato ci garantisce lo stipendio, ma mi interessa stare vicino ai miei studenti perché loro saranno il futuro del nostro Paese.

Ho condiviso mille battaglie in questi lunghi anni di militanza nel sindacato Unicobas.

Sono orgoglioso di aver rappresentato in Lombardia una voce fuori dal coro, ho difeso la scuola pubblica laica statale in tutti i modi democratici possibili in mio possesso e continuerò a farlo in libertà e con coscienza.

Ho condiviso come i miei colleghi e compagni del sindacato libertario dell'Unicobas l'idea di una scuola laica e democratica.

La bellezza di un'idea di scuola dove si respira laicità, libertà, senza vincoli dottrinali.

I nostri studenti devono riuscire ad accrescere la propria coscienza critica, e senza ledere la libertà degli altri individui, devono essere totalmente liberi di organizzare direttamente la propria vita, secondo i propri desideri e senza il condizionamento di vincoli morali, religiosi o sociali.

Se noi insegnanti riusciremo in questo compito, avremo vinto una grande battaglia sociale.

Esco dal sindacato Unicobas, ringraziando tutti, è una grande famiglia e rimarrà tale perché gli amici rimarranno sempre amici e il rispetto delle idee degli altri è il valore che ci distingue.

Non condivido però la scelta di attaccare in questo momento le istituzioni, non condivido la scelta di difendere chi non vuole svolgere l'attività didattica a distanza, non condivido l'idea e la paura che il progresso tecnologico possa in qualche modo ridurre o cancellare del tutto la presenza dell'insegnante in classe, non condivido l'idea che dietro tutto questo ci sia un piano strategico per aziendalizzare e privatizzare la scuola pubblica laica statale.

Il tempo passa inesorabilmente, la tecnologia e il futuro non può essere fermato.

Se non comprendiamo questo ci troveremo ad avere molti problemi e saremo esclusi dalla società.

Non possiamo essere integralisti nel difendere l'indifendibile.

Noi insegnanti non possiamo permettercelo. Dobbiamo uscire da questo sistema pseudo-inquisitorio.

Il libero pensiero di Giordano Bruno è la massima essenza di libertà, di coscienza delle belle cose come la cultura, la natura, l'essere umano.

Io sono artefice del mio destino, del mio modo di essere, di amare, di piangere, di pensare, di credere in una scuola migliore.

Non devo rispettare nessun dogma, nessuno mi legherà al palo delle necessità individuali.

La libertà d'insegnamento è la vittoria sancita dalla Costituzione sulla dottrina.

Noi insegnanti abbiamo il dovere di sperimentare, comunicare la nostra didattica con i migliori mezzi per favorire l'apprendimento ai nostri studenti.

Mi rivolgo anche al Governo, al ministro dell'Istruzione, a tutte le forze politiche, non è questo il momento di messaggi subliminali che di fatto rischiano di lanciare sfide alle scuole e mettere gli uni contro gli altri.

È importante dare strumenti certi per garantire i servizi essenziali per la formazione dei nostri studenti, senza provocare stress a nessuno, nè a dirigenti, nè a docenti, nè a famiglie e nè agli studenti.

Purtroppo le strutture scolastiche saranno le ultime ad essere aperte, probabilmente rimarranno chiuse ad oltranza finché l'emergenza covid-19 non terminerà.

Quindi lo chiedo a voi del direttivo cosa farete?
Continuerete ad appellarvi all'aspetto giuridico della mancanza di norme che definiscono l'uso della didattica a distanza difendendo gli insegnanti che dal 20 febbraio non stanno facendo lezione ai propri studenti?

Oppure userete il buon senso e aiuterete i colleghi che invece vogliono usare la didattica a distanza con i propri alunni?

Io non ho scelto, ho continuato a fare lezione, da casa e con la tecnologia a disposizione.

Non mi sono posto il problema se dovevo, se potevo ma l'ho fatto e continuerò a farlo.

Capisco che ci sono famiglie e insegnanti che si trovano in paesi o zone d'Italia dove la connessione internet è difficoltosa come comprendo che una piccola parte della popolazione scolastica non è in possesso di un computer ma questo si può ovviare usando il proprio cellulare perché per ascoltare una lezione è sufficiente uno smartphone non di ultima generazione.

Un'ultima cosa è non meno importante, l'insegnante italiano usa la tecnologia informatica come strumento di supporto alla didattica dagli anni 90.

A me dá molto fastidio che passi il messaggio che i docenti non sono aggiornati e non sanno usare le tecnologie.

Perché non è vero!

È stato un'esperienza bellissima ma la mia presenza all'interno del sindacato Unicobas Scuola termina qui.

Presento ufficialmente le dimissioni da segretario dell'Unicobas Scuola e Università della Lombardia.

Vi auguro tutto il bene possibile.

Rimango dell'idea che c'è un momento delle battaglie sindacali e un momento come questo dove la solidarietà, il rapporto umano, la collaborazione, il dovere sociale e civico, la difesa della vita, aiutare i nostri studenti, hanno la priorità. Io scelgo appunto come avete ben compreso il secondo.

Quando tutto questo finirà dovremo fare i conti con un'altra scuola, dovremo aiutare i nostri studenti ad uscire da questo incubo.

Dovremo insegnare loro a rispettare di più la natura, il bene comune, ad essere meno egoisti, a non dividere ma a condividere.

A non rimanere fermi sulle proprie convinzioni e a saper ascoltare gli altri. A far tesoro degli errori commessi e se dovrò farlo anche a distanza lo farò!

Semper fidelis civica schola publica

Paolo Latella

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