Cara on. Aprea basta! La scuola pubblica statale italiana è una cosa seria! Non deve essere trasformata, divisa, frantumata, aziendalizzata, privatizzata, confessionalizzata, regionalizzata!



Cara on. Aprea, per favore basta! La scuola pubblica statale italiana è una cosa seria!

Non deve essere trasformata, divisa, frantumata, aziendalizzata, privatizzata, confessionalizzata, regionalizzata!

Ho letto l’intervista che Valentina Aprea (responsabile scuola di Forza Italia e membro della Commissione Cultura ed Istruzione della Camera) ha rilasciato ad Orizzonte Scuola.

Aprea (FI): “Studenti sono su Internet, ma docenti snobbano digitale. Proposta coding obbligatorio”.
 

Quello che emerge è inquietante, il senso dell’articolo è che gli insegnanti... queste figure incapaci di stare al passo con i tempi, non hanno la preparazione necessaria e snobbano il digitale. Secondo l’Aprea non servono più i laboratori “fisici” ma basta un tablet e alcuni computer mobili da portare in classe per fare lezione.

Eh già, adesso riduciamo ancora il personale docente, eliminiamo docenti teorici e pratici, facciamo diventare Google l’unico modello didattico in grado di formare gli studenti.

Cara on. Valentina Aprea la questione è un’altra.

L’insegnamento ai nativi digitali è più complesso, proprio perché il continuo bombardamento di informazioni che ricevono direttamente o indirettamente dal Web, spesso produce l’effetto contrario e riduce il livello di attenzione dello studente verso chi sta parlando.

Durante il momento formativo-didattico, è importante per il docente, verificare se quell’argomento spiegato è stato compreso da ogni singolo studente.
 

Questo è il vero problema dell’uso delle piattaforme digitali per l’apprendimento. Non basta il test on line, da far svolgere agli studenti. Bisogna parlare con l’alunno, capire se ha acquisito le conoscenze necessarie per passare alla fase delle competenze.

I modelli didattici come la patente europea del computer, l’Invalsi sono a mio parere forme didattiche di valutazione settoriale e non completa.

La conoscenza, la cultura, “il sapere” formano la coscienza critica dei nostri studenti. Capire perché si fanno certe cose aiuta a farle... le competenze sono solo una conseguenza. Non possiamo concentrare l’insegnamento esclusivamente sull’uso dello strumento.

Nel processo didattico educativo, il tablet, l’IPad, il computer in generale deve essere uno strumento utilizzato dal docente per facilitare l’apprendimento didattico ai propri studenti. Lo strumento e le piattaforme social non hanno la stessa efficacia didattica di una lezione frontale-partecipativa in classe e in laboratorio.

Eppure l’Aprea queste cose dovrebbe saperle visto che è un dirigente scolastico che ama fare politica più che dirigere una scuola.

Io vado oltre al concetto dei nativi digitali, perché il vero problema nel 2019 è la totale mancanza di mediatori culturali nelle classi. Soprattutto nelle prime classi di ogni ordine e grado. Abbiamo alunni che arrivano da tutto il mondo e vengono inseriti a scuola senza conoscere l’italiano.

Il tablet, cara onorevole Aprea, non è la lampada di Aladino.

Smettiamola di considerare l’insegnante, il problema della scuola italiana perché non lo è mai stato.

Uno strumento non sostituisce l’uomo nei processi decisionali e personalizzati, soprattutto nella didattica.

Lei con il suo partito Forza Italia, con la Lega e il Pd volete trasformare la scuola statale in regionale, per cancellare la libertà di insegnamento, decidere il taglio didattico personalizzato, abbandonando i programmi ministeriali. (Il M5S pare sia contrario e speriamo non facciano passare l’autonomia differenziata).

Se passasse l’autonomia differenziata, le regioni “virtuose” e ricche come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna utilizzerebbero le migliori tecnologie grazie ai miliardi di euro sottratti alla Calabria, Puglia, Basilicata, Campania…. Questi soldi ovviamente sarebbero equamente distribuite in tutte le scuole “virtuose” senza differenza tra scuola regionale e scuola paritaria confessionale.

Il Sud? Addio al sistema scolastico di qualità, avrebbe ovviamente meno risorse, meno attività didattiche, meno insegnanti, classi con numeri elevati di studenti e chiusura delle università.

Questa idea di scuola “ingabbiata” è pericolosamente reazionaria.
Cancelliamo questa idea di scuola per pochi amici ricchi!

La scuola di Stato deve avere più risorse economiche, mediatori culturali, psicologi, insegnanti madri lingue, servono stipendi adeguati alla media europea e non solo per i docenti della Lombardia, del Veneto e dell’Emilia Romagna. E’ un’utopia? Non lo è se il Governo decide di investire nei nostri giovani.

E’ vero, la priorità sono gli studenti ma senza ottimi insegnanti non si va da nessuna parte.

Non è il tablet il vero problema. Le difficoltà nella scuola sono altre. Se in Italia i genitori sono più istruiti dei figli la colpa è solo dello Stato, dei Governi che non hanno mai investito nell’istruzione!

La politica dal 2000 ad oggi si è preoccupata di tagliare risorse alla scuola statale e ore di lezione solo ed esclusivamente per risparmiare.

La regionalizzazione, la delega alle regioni produrrebbe proprio questo!

Nel 2008, il suo partito Forza Italia – PDL ha deciso, con la riforma Gelmini, di tagliare all’istruzione statale, 8 miliardi di euro e la cancellazione di 200mila docenti dalle classi.

Si ricorda di questo piccolo particolare vero? Lei era la presidente della settima Commissione Cultura ed Istruzione della Camera dei Deputati ed ha avallato questo scempio!

Conosciamo benissimo l’idea di scuola di Forza Italia e di quella del PD renziana che ha copiato la sua idea, la Legge 107/2015 (la buona scuola). 


E Il Ministro Bussetti cosa pensa dell'autonomia differenziata? Semplice... è della Lega ed è' d'accordo con l'on. Valentina Aprea e la regionalizzazione la considera una grande opportunità, si per i ricchi e le scuole confessionali.

Per favore basta! La scuola pubblica statale è una cosa seria e non deve essere trasformata, divisa, frantumata, aziendalizzata, privatizzata, confessionalizzata, regionalizzata!

No alla regionalizzazione! Nessuna deroga, nessuna forma anche parziale di autonomia differenziata! La combatteremo con ogni mezzo democratico!


Paolo Latella

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