PROVE TECNICHE DI DISTRUZIONE DELLA SCUOLA PUBBLICA STATALE ITALIANA.



PROVE TECNICHE DI DISTRUZIONE DELLA SCUOLA PUBBLICA STATALE ITALIANA. 

La regionalizzazione della scuola porterà l’Italia a due velocità. Due figli con due madri ma con lo stesso padre. 
Una scuola ricca (quella del Nord) con molte opportunità di crescita culturale e di competenze grazie al supporto delle imprese locali e stipendi più alti per gli insegnanti.

Una scuola povera di tutto (quella del Sud), poche attrezzature, poche risorse economiche, zero opportunità culturali e pochi aiuti da parte delle aziende del territorio. Aumento pericoloso dei diplomifici. Stipendi più bassi per tutto il personale della scuola.

 Mentre le migliori risorse umane... Gli insegnanti saranno costretti ed emigrare al nord o all’estero e ci sarà il più grande esodo del corpo docenti mai visto dalla nascita della Repubblica. 
La stessa operazione che è avvenuta nella Sanità pubblica.
Purtroppo ne fa riferimento anche il DEF 2019, richiamandosi alla necessità di dare piena attuazione alla riforma costituzionale del 2001 che modificò il Titolo V.
  Il titolo V riconosce le autonomie locali quali enti esponenziali preesistenti alla formazione della Repubblica. 
Alle Regioni è stata riconosciuta l’autonomia legislativa, ovvero la potestà di dettare norme di rango primario, articolata sui 3 livelli di competenza: esclusiva o piena (le Regioni sono equiparate allo Stato nella facoltà di legiferare); concorrente o ripartita (le Regioni legiferano con leggi vincolate al rispetto dei principi fondamentali, dettati in singole materie, dalle leggi dello Stato); di attuazione delle leggi dello Stato (le Regioni legiferano nel rispetto sia dei principi sia delle disposizioni di dettaglio contenute nelle leggi statali, adattandole alle esigenze locali).

Allo Stato compete solo un potere esclusivo e pieno, circoscritto alle materie di cui all’elenco del 2° co. dell’art. 117 della Costituzione. Il 3° co. dell’art. 117 Cost. individua i casi di potestà legislativa concorrente tra lo Stato e le Regioni. Per tutte le altre materie, non indicate e non rientranti in quelle indicate nel 2° e 3° co. dell’art.117 Cost., le Regioni hanno potestà legislativa piena.

È solo questione di pochi mesi per la trasformazione della scuola statale in scuola regionale? 

Oppure il M5S voterà contro questa pericolosa proposta della Lega (che vuole regionalizzare l’istruzione in Veneto e in successione Lombardia e Emilia Romagna), rispettando l’istruzione come un diritto costituzionale e rafforzando il concetto di scuola pubblica laica statale?

Siamo arrivati ad un punto cruciale... direi fondamentale per la crescita del Movimento o per il suo inevitabile declino per aver appoggiato le scelte pericolose e reazionarie della Lega sulla scuola.


Attendiamo la fine di dicembre... un mese che negli anni ha sempre deciso le sorti di un partito e di un governo...

Paolo Latella

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