Ma poveri... vogliono decidere la scelta educativa con i soldi dello Stato ed avere anche le detrazioni

Ma poveri... vogliono decidere... la scelta educativa con i soldi dello Stato, in più avere le detrazioni sulle rette. 

Il Ministro Bussetti non deve favorire il sistema scolastico paritario confessionale altrimenti si ritornerà sotto il Ministero a fare casino!

Suor Anna Monia Alfieri (Responsabile FIDAE delle scuole cattoliche) ha affermato recentemente: "Guardo con fiducia e ottimismo a Bussetti ministro dell’Istruzione. è viva la fiducia che in un sano atteggiamento di collaborazione si possa risolvere la più annosa e vexata quaestio. La soluzione della parità scolastica è stata condivisa dal prof. Bussetti in molteplici occasioni fino ad oggi: un modo per sostenere economicamente l’educazione di tutti i ragazzi.

La soluzione è stata condivisa dal prof. Bussetti in molteplici occasioni fino ad oggi: un modo per sostenere economicamente l’educazione di tutti i ragazzi – anche di quelli che non frequentano la scuola statale – e allo stesso tempo far risparmiare risorse allo Stato c’è e consiste nell’applicazione del costo standard di sostenibilità per allievo, applicabile ugualmente a tutte le scuole pubbliche, paritarie e statali. Immaginando che in ogni classe ci siano 25 studenti si ottengono questi risultati: ad esempio nella scuola dell’infanzia ogni alunno costerebbe 4.570 euro, se in quella stessa classe ci fosse un alunno disabile la cifra salirebbe a 5.360 euro. Applicando questi costi standard a ogni alunno di ogni scuola pubblica paritaria o pubblica statale, questo costerebbe 5 mila 441 euro per un costo statale di 47,1 miliardi (cioè ben 2,8 miliardi in meno di oggi). È possibile perciò far risparmiare soldi allo Stato e garantire il diritto fondamentale all’istruzione senza discriminazioni economiche, restituendo alla famiglia la responsabilità educativa in una piena libertà di scelta; è possibile grazie a un pluralismo educativo in cui lo Stato garantisce pari risorse a tutte le scuole, con l’obiettivo di innalzare la qualità dell’istruzione italiana, portandola allo stesso livello degli altri Paesi europei.

Prendendo ad esempio Paesi con grande tradizione in materia di stato sociale, come quelli nordici, il sistema scolastico finlandese vede una stragrande maggioranza di istituti paritari (se non quasi la totalità) finanziati dallo Stato, a tutela delle esigenze educative del singolo bambino. Tutto ciò le è stato ben chiaro fino ad oggi, Dunque, se è stato applicato, per quanto in modo imperfetto, il sistema del costo standard per persona alla sanità, perché non è possibile con la scuola? Una via d’uscita possibile viene dalla ridiscussione del rapporto fra Stato ed Enti locali avviato dai due referendum per l’autonomia di Lombardia e Veneto"
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La mia posizione è chiara, netta. Sono contrario al finanziamento alle scuole paritarie. Esse hanno la possibilità di inserirsi nell’alveo del sistema di istruzione nazionale, ma “senza oneri per lo Stato”, autofinanziandosi integralmente. Si tratta quasi sempre di un raffinato prodotto aziendale, anche di altissimo livello. Se l’idea iniziale nella scrittura di quella norma poteva essere mettere ordine nella giungla dell’istruzione privata, il libro evidenzia come la vegetazione si sia ulteriormente infittita, dando luogo ad una situazione scandalosa. 


Ricordo alcune denunce presenti nel libro Nero che ho scritto:

Catania: una collega mi scrive diverse volte. Ha lavorato facendo qualsiasi cosa nella scuola. Dopo che vengono pubblicati il dossier e la Cartina della vergogna, mi racconta delle minacce subite dalle colleghe perché non avrebbero avuto più punteggio se la sua testimonianza avesse suscitato l’interesse e i provvedimenti di qualcuno. Omertà e mantenimento del sistema – pur di lavorare – la fanno da padroni, anche nelle situazioni più deprivate. 

Campania: la camorra gestisce molto, anche il catering per i bambini delle scuole primarie. Lì le scuole statali sono 217, contro le quasi 400 paritarie. Un business alla faccia del contribuente. Gli oneri per lo Stato ci sono eccome, e non solo in termini economici. Per esempio, per la conseguente devoluzione di diritti, in primis diritto al lavoro tutelato da norme riconosciute e condivise. Scempi pseudo-contrattuali o addirittura in nero, che fanno leva sulla necessità di lavorare di tante persone. Assenza di contributi, condizioni di lavoro infamanti, spesso collusione con la camorra.
Ho saputo di docenti che vanno a fare le pulizie a casa del titolare della scuola paritaria in cui lavorano. Assunzioni a fine settembre, fino alla fine di maggio: disponibilità massima. Esami di Stato gratuiti.
Se vuoi lavorare, le condizioni possono essere anche queste, prendere o lasciare. E l’esame deve avere un risultato vantaggioso per i “clienti” (che hanno pagato): altrimenti torni a casa.

La verità cara suora Alfieri è che dal Sud fino a Roma: si lavora per il punteggio, a salari bassissimi o inesistenti. Da Roma in su vige un altro sistema: qualsiasi sia il tuo titolo di studio (anche non quello richiesto per quell’insegnamento) riesci a lavorare: senza titoli e quindi a salario più basso; tanto – con quel titolo – non avresti avuto accesso all’insegnamento, quindi del punteggio non ti interessa nulla. Poi ci sono le scuole d’elite, con docenti che prendono anche 1700-1800 euro mensili. Le collusioni esistono dappertutto, persino nelle regioni che hanno storicamente espresso un livello di cittadinanza più alto e consapevole.

La Lombardia è un laboratorio dove si sperimenta da anni “la chiamata diretta” nella formazione professionale regionale. Questo è il sistema educativo confessionale che  lei suor Anna Monia Alfieri, Valentina Aprea, Forza Italia e il Pd volete proporre come modello di scuola pubblica nazionale. In Lombardia esiste già il costo standard e la “dote scuola”. L’assegno che arriva direttamente nei centri di istruzione e formazione professionale: 4.500 euro annui + 3000 se lo studente usufruisce della legge 104. Un vero affare.

In questi centri ci sono i “famosi” docenti a chiamata diretta senza diritti. Vivono con pochissimi euro e li percepiscono ogni cinque sei mesi. Lavorano da diversi anni, riescono solo a pagarsi l’affitto, di supplenze nelle statali non se ne parla per colpa anche dei colleghi che arrivano da tutta Italia con punteggi gonfiati, ricevuti in quelle scuole paritarie che percepiscono i contributi statali e fanno pagare rette altissime agli studenti e che rilasciano ai docenti certificati discutibili ma purtroppo legali.

I CFP (Centri Formazione Professionale) in Italia hanno i contributi regionali, rilasciano titoli professionali. Prima della riforma Moratti, le qualifiche rilasciate dalle Regioni avevano un valore solo territoriale e non erano equiparabili ai titoli di studio rilasciati dalla scuola. Ora, con l’ingresso dell’IeFP (Istruzione e Formazione professionale) nel sistema educativo, sia le Qualifiche, sia i Diplomi professionali diventano titolo valido – al pari di quelli scolastici – per l’assolvimento dell’obbligo di istruzione e del diritto dovere di istruzione e formazione. Sono poi spendibili e riconoscibili su tutto il territorio nazionale, perché riferiti a standard comuni, concordati tra le Regioni e approvati con Accordi Stato Regioni o in Conferenza Unificata. Il loro riferimento ai livelli europei (III° livello EQF per la Qualifica e IV° per il Diploma), li rende inoltre riconoscibili anche nell’ambito più vasto della Comunità Europea.

In Lombardia il percorso educativo dei ragazzi dai 6 ai 18 anni è accompagnato e sostenuto dalla Dote Scuola, che raggiunge diverse tipologie di studenti (sia quelli delle scuole statali e paritarie di ogni ordine e grado; che quelli dei percorsi di IeFP) e prevede contributi – anche componibili tra loro – per premiare il merito e l’eccellenza e per alleviare i costi aggiuntivi sostenuti dagli studenti disabili. In particolare, il contributo che copre le spese di frequenza dei ragazzi iscritti ai corsi regionali di IeFP è la “Dote Scuola per l’Istruzione e Formazione Professionale”. La possono richiedere gli studenti residenti o domiciliati in Lombardia che si iscrivono alla prima annualità di un percorso di IeFP, attivato dagli enti di formazione accreditati al sistema regionale.

Gli insegnanti in tutto questo sono l’anello debole del sistema di formazione. I contratti che questi centri utilizzano sono con paghe oraria da fame: co.pro., collaborazioni occasionali, partita Iva, ecc.. Bisogna arrivare a 30-32 ore a settimana per arrivare a 1000/1100 euro al mese senza considerare il tempo che dedichiamo alle riunioni, scrutini, esami, ecc. che non vengono retribuiti e devono anche pagarsi le spese di trasporto. Ma lo stipendio, se così si può chiamare, lo percepiscono ogni cinque mesi, anche se nel contratto c’è indicato che il pagamento avviene ogni 90 giorni. Le fatture vanno però emesse ogni mese e viene pagata anche l’Iva di un compenso ancora non ricevuto. Se questi docenti insegnano la materia per cui sono laureati ed iscritti in terza fascia, possono aggiornare il punteggio nelle graduatorie delle scuole statali. Il responsabile del Centro ti sfrutta anche per questo. Docenti che insegnano due materie mediamente in 6-8 classi da 23-26 alunni. Sono continuamente sotto pressione, sotto minaccia, sfruttati, appunto; non possono mai dire di no al direttore del Centro, altrimenti l’anno dopo non sono riconfermati e perdono quel minimo di continuità. Se poi aprono una vertenza sindacale, come è successo ad un collega in provincia di Brescia, non vengono più chiamati e a 45 anni – magari – si trovano a dover cambiare lavoro.

Per non parlare degli studenti che frequentano questi centri di formazione: è considerata per tutti l’ultima spiaggia per un titolo di studio; si iscrivono “bocciati” dalle altre scuole, stranieri, ragazzi con infiniti problemi psicologici gravi e molti hanno anche problemi giudiziari. Spesso i docenti sono minacciati “fisicamente” dai loro stessi alunni, o da loro derisi pesantemente. Dovrebbero essere i cosiddetti “collaboratori esterni” a gestire in libertà l’orario e l’attività, ma tutti sanno che così non è; anzi, lavorano più dei colleghi che all’interno del centro hanno il contratto a tempo indeterminato, con zero diritti e mille doveri… Ecco il laboratorio lombardo. Una sperimentazione per la distruzione della scuola pubblica laica statale.

Un laboratorio da anni portato avanti con l’avallo e la connivenza di tutti, compreso il PD e Forza Italia.

Gli interessi sono troppo grossi. La politica non può sputare nel piatto in cui mangia. I ministri che si sono succeduti, più che dimostrare la propria fedeltà allo Stato, hanno dimostrato la loro vicinanza al Vaticano, per quanto riguarda le paritarie confessionali. Per quanto riguarda i diplomifici, manca la volontà di smantellare un sistema che si basa proprio sulle connivenze, rispetto al quale esistono accordi trasversali. Non si procede, ad esempio, ad un controllo capillare dei requisiti di parità, perché si sa già che essi non vengono assolti. Non si procede a controlli incrociati dei versamenti degli stipendi dei docenti, per non toccare con mano le condizioni infamanti – a fronte di rette spesso molto alte pagate dagli studenti – in cui molti lavorano. Ci sono enormi incapacità e assenza di volontà da parte della politica italiana di fermare questo mercato degli schiavi (a volte consenzienti), neo laureati che non vengono pagati o retribuiti con al massimo cinque euro all’ora, in cambio dei punti per scalare le graduatorie nelle scuole pubbliche, partecipare ai corsi abilitanti e insegnare nella scuola statale.

La Guardia di Finanza – con cui ho avuto un contatto diretto, come dimostrato a p. 283 del mio libro – è ente accertatore in seguito a denuncia delle procure della Repubblica. Se le denunce non ci sono, perché mancano le visite ispettive e gli Uffici Scolastici Regionali si limitano a mandare anche alle scuole più a rischio di illegittimità un semplice modellino di autocertificazione, la Guardia di Finanza non deve e non può agire.

In questa Italia dove si nasconde la verità sulle scuole confessionali è difficile fare informazione corretta. La risposta potete trovarla leggendo il mio libro. La versione in pdf è gratuita.

Ecco il link: http://www.webalice.it/paolo.latella/libronero_latella.pdf


Ministro Bussetti, incominciamo... molto male!

Paolo Latella

fonte intervista Suor Monia Alfieri: http://formiche.net/2018/06/bussetti-ministro-istruzione/

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