Renziani e minoranza già litigano sul tesoro ereditato dal Pci (in vista dell'eventuale scissione)

Ancora non c'è stata la scissione (e non è detto che ci sarà) e già la maggioranza renziana e la minoranza "litigano" sul tesoro ereditato dal Partito Comunista, poi finito nelle casse del Pds e dei Ds. Lo riporta un articolo del Corriere della Sera che dà conto del piano messo già a punto dal tesoriere del Pd Francesco Bonifazi.
Bonifazi ha sulla scrivania un atto per intentare una causa civile e proteggere il tesoro del Pci da un'eventuale scissione portata avanti da Massimo D'Alema.
Circa 2400 immobili, oltre a 410 opere d'arte, tra cui pure due Guttuso e altre opere di Mazzacurati. È l'enorme tesoro a "filiera corta" che il Partito Comunista ha trasmesso a Pds e Ds, salvo poi essere tolto di fatto al Pd con un'abile mossa dell'ex tesoriere diessino Ugo Sposetti, fedelissimo di D'Alema. "Faremo una class action promossa da ex iscritti ai Democratici di sinistra - annuncia Bonifazi - perché quel patrimonio appartiene alla storia del nostro partito e non a una fondazione privata".
Un patrimonio che, in euro, vale almeno mezzo miliardo di euro. Secondo i renziani si arriva anche a toccare il miliardo. Un ammontare di beni che Sposetti, allora tesoriere, divise in circa 62 fondazioni e associazioni, riporta il Corsera, dislocate in tutta Italia. "Fu una mossa per tenere il patrimonio al riparo dai creditori dei Ds, che avevano accumulato centinaia di milioni di debiti ma soprattutto per evitare che finisse al Pd", fanno sapere dal Nazareno.
Bonifazi sta quindi lavorando a una class action per non far perdere al Pd, con un'eventuale scissione, tutta l'eredità accumulata e ha messo nel mirino l'operazione condotta da Sposetti.
"La legittima casa di questo patrimonio è il Pd - spiegano ancora dal Nazareno - non di D'Alema e i suoi. Bonifazi, che si è avvalso di consulenti, ritiene di aver individuato un vulnus giuridico: "Secondo il codice civile le fondazioni non sono uno strumento giuridico per "segregare" un patrimonio, bensì per perseguire un fine filantropico e culturale". [..] Ogni iscritto ds in disaccordo con quella scellerata decisione potrà fare causa alla rispettiva fondazione: abbiamo un lungo elenco. Perché c'è anche una questione politica chiave: quel patrimonio è stato accumulato grazie a tanti compagni e compagne che donarono i risparmi per costruire Case del Popolo e finanziare altre attività del partito".
Secondo Sposetti invece si trattò di un'operazione necessaria per far sì che il patrimonio "non si dissolvesse: le centinaia di sedi del patrimonio storico del Pci e dei partiti venuti dopo sono a disposizione delle attività del Partito Democratico", ha spiegato il senatore.

Fonte: Corriere della Sera e commento su Huffingtonpost

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