Presidi, valutazione al via ma senza gli indicatori

Pubblicate a fine settembre,sono disponibili e consultabili sul sito del Miur le linee guida per la valutazione dei dirigenti scolastici. Di quelli che esistono naturalmente, visto che sono oltre una su quattro le presidenze vacanti sul territorio nazionale, con presidi costretti a reggenze anche su tre o quattro istituti con migliaia di alunni. Pubblicate le linee guida, non gli indicatori, cioè gli strumenti che saranno utilizzati. Su questo il ministero ha deciso di attendere l’incontro con i sindacati sull’avvio dell’anno scolastico, che si terrà oggi.
La valutazione dei dirigenti scolastici italiani comunque è ufficialmente partita dopo quasi un ventennio di dibattito sulla questione. Dall’esito della valutazione (pieno, avanzato, buono o mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati) dipenderà la retribuzione di risultato dei presidi o addirittura, in caso di valutazione fortemente negativa, la revoca dell’incarico dirigenziale.

La revoca pare comunque una possibilità più che altro teorica visto che, a differenza di quanto avvenuto per i docenti, che si sono visti piombare la valutazione dall’alto in ottemperanza alla 107, per i dirigenti gran parte del percorso sarà di tipo autovalutativo, un vero e proprio paracadute per evitare brutte sorprese.
Si procederà quindi senza troppa fretta: in teoria, fi n da subito dovranno essere definiti e poi assegnati ai singoli dirigenti degli obiettivi, verosimilmente diversi in base al tipo di scuola e al contesto sociale, economico e culturale in cui operano. Quindi, entro dicembre, verranno formulati dei piani regionali per la valutazione, a cura degli Usr, mentre tra gennaio e maggio 2017 i dirigenti saranno tenuti, mediante la solita piattaforma online, probabilmente identica a quella già usata per il Rav (rapporto di autovalutazione), ad auto valutarsi.
Nella stessa fase dovranno anche essere evidenziate le modalità organizzative messe in atto nel proprio istituto e quelle di gestione del personale.
Inoltre dovranno essere dichiarate le azioni messe in atto per la promozione della comunità scolastica e le strategie utilizzate per raggiungere gli obiettivi prefissati.

A questo punto dovrebbero entrare in azione i nuclei regionali di valutazione, che dovrebbero essere stati nel frattempo costituiti, allo scopo di effettuare sopralluoghi nelle scuole. Qui il condizionale è d’obbligo, perché pare piuttosto difficile che i nuclei possano davvero visitare tutte le scuole del territorio di competenza, vista la cronica carenza del personale ispettivo dalle cui fila ne saranno tratti i componenti. E infatti nelle linee guida si parla, con una buona dose di prudenza, di possibili visite dei nuclei. Entro agosto 2017 vi sarà una valutazione di prima istanza da parte del nucleo regionale e successivamente arriverà la valutazione finale del direttore dell’Usr che comunicherà ai dirigenti l’esito della valutazione entro la fine dell’anno solare.
Ma su cosa saranno valutati i presidi italiani? La questione ha una sua importanza cruciale, perché a seconda dell’esito della valutazione, legata al raggiungimento degli obiettivi che saranno esplicitati nei prossimi mesi (pieno, avanzato, buono o mancato raggiungimento), i portafogli dei dirigenti saranno più gonfi o più leggeri. La retribuzione di risultato,infatti, cioè il salario accessorio dei dirigenti, sarà commisurato al risultato conseguito. In soldoni - è proprio il caso di dirlo – si prevede che i dirigenti «pieni raggiungitori» arriveranno da intascare più del doppio dei semplici «buoni raggiungitori», mentre i «mancati raggiungitori» non solo dovranno dire addio a qualunque forma di retribuzione di risultato, ma si troveranno anche davanti alla teorica possibilità di essere rimossi dall’incarico. L’azione dirigenziale, comunque in gran parte autovalutata, sarà giudicata in base a tre criteri fondamentali ma dal peso diverso.

Il primo criterio varrà per il 60% del risultato finale ed è quello della «direzione unitaria, promozione della partecipazione, competenze gestionali e organizzative finalizzate al raggiungimento dei risultati». Traducendo il tutto in lingua italiana questo significa che i presidi dovranno innanzitutto dimostrare una buona capacità di organizzazione e gestione del personale e delle finanze della
scuola . Come concretamente questo aspetto sarà giudicato non è dato scoprirlo dalla lettura delle note, ma il sospetto legittimo è che in particolare questo punto sarà oggetto di autovalutazione.
Inoltre bisognerà che l’azione dirigenziale sia coerente con il Piano Triennale dell’offerta formativa della scuola (uno dei capisaldi della legge 107), quindi con ciò che si è promesso all’utenza di voler fare nell’arco di tre anni, con il piano di miglioramento, con il piano annuale delle attività, con le attività di inclusione (gli interventi per l’integrazione dei disabili, dei ragazzi con bisogni educativi speciali e degli alunni con disturbi specifici di apprendimento) e il regolamento di istituto.

Tutti documenti e strumenti già in uso nella scuola ai quali possono affiancarsi l’adesione ai progetti del Miur relativi al piano nazionale scuola digitale e, più in generale l’attenzione alle nuove tecnologie.
Il secondo criterio, valevole per il 30% del totale da valutare, è denominato «Valorizzazione delle risorse professionali, dell’impegno e dei meriti professionali». Qui si andrà a valutare, in sostanza, in che modo e in base a quali criteri viene erogato il bonus premiale al personale. Infine, con un peso di appena il 10% sul complesso della valutazione viene «l’apprezzamento dell’operato del dirigente all’interno della comunità professionale e sociale». Per evitare di trasformare il nucleo di valutazione dell’operato del dirigente in una squadra di giornalisti di gossip pronti a raccogliere chiacchiere di corridoio e di quartiere, si ricorrerà a un questionario di gradimento.

fonte: Giorgio Candeloro di Italia Oggi

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