Noi siamo docenti, formatori e tutor laureati dei Centri di Formazione Professionale (CFP), siamo gli insegnanti italiani, i più invisibili degli invisibili…

Gentile prof. Latella,

le scrivo per porre l’attenzione mediatica sui docenti formatori e tutor che lavorano come me nei Centri di Formazione Professionale. Siamo i “famosi” docenti a chiamata diretta senza diritti. Viviamo con pochissimi euro e li percepiamo ogni cinque sei mesi. Molti non ci conoscono e forse anche per questo la nostra categoria viene massacrata e noi siamo sfruttati al limite dello schiavismo. In Lombardia la situazione è drammatica.

Io lavoro da diversi anni in un centro in provincia di Milano, è una tragedia annunciata, riesco solo a pagare l’affitto, di supplenze nelle statali non se ne parla per colpa anche dei colleghi che arrivano da tutta Italia con punteggi gonfiati, ricevuti in quelle scuole paritarie che percepiscono i contributi statali e fanno pagare rette altissime agli studenti e che rilasciano ai docenti certificati discutibili ma purtroppo legali.
I CFP in Italia hanno i contributi regionali, rilasciano titoli professionali.
Prima della riforma Moratti le qualifiche rilasciate dalle Regioni avevano un valore solo territoriale e non erano equiparabili ai titoli di studio rilasciati dalla scuola. Ora, con l’ingresso dell’IeFP nel sistema educativo, sia le Qualifiche, sia i Diplomi professionali diventano titolo valido - al pari di quelli scolastici - per l’assolvimento dell’obbligo di istruzione e del diritto dovere di istruzione e formazione. Sono poi spendibili e riconoscibili su tutto il territorio nazionale, perché riferiti a standard comuni, concordati tra le Regioni e approvati con Accordi Stato Regioni o in Conferenza Unificata. Il loro riferimento ai livelli europei (III° livello EQF per la Qualifica e IV° per il Diploma), li rendono inoltre riconoscibili anche nell’ambito più vasto della Comunità Europea.

In Lombardia il percorso educativo dei ragazzi dai 6 ai 18 anni è accompagnato e sostenuto dalla Dote Scuola.

La dote scuola raggiunge diverse tipologie di studenti (sia quelli delle scuole statali e paritarie di ogni ordine e grado; che quelli dei percorsi di IeFP) e prevede contributi - anche componibili tra loro - per premiare il merito e l’eccellenza e per alleviare i costi aggiuntivi sostenuti dagli studenti disabili.

In particolare, il contributo che copre le spese di frequenza dei ragazzi iscritti ai corsi regionali di IeFP è la “Dote Scuola per l’Istruzione e Formazione Professionale”. La possono richiedere gli studenti residenti o domiciliati in Lombardia che si iscrivono alla prima annualità di un percorso di IeFP, attivato dagli enti di formazione accreditati al sistema regionale.

Ma noi in tutto questo siamo l’anello debole del sistema di formazione. I contratti che questi Centri utilizzano sono con paghe oraria da fame: co.pro., collaborazioni occasionali, partita Iva, ecc.. Bisogna arrivare a 30-32 ore a settimana per arrivare a mille – mille cento euro al mese senza considerare il tempo che dedichiamo alle riunioni, scrutini, esami, ecc. che non vengono retribuiti e ci dobbiamo anche pagarci le spese di trasporto. Ma lo stipendio se così si può chiamare lo percepiamo ogni cinque mesi anche se nel contratto c’è indicato che il pagamento avviene ogni 90 giorni. Le fatture dobbiamo farle ogni mese e pagare anche l’Iva di un compenso ancora non ricevuto. L’anno scorso ho dovuto chiedere un aiuto a mio padre che mi ha pagato i contributi. Se insegniamo la materia per cui siamo laureati ed iscritti in terza fascia, possiamo aggiornare il punteggio e il responsabile del Centro ti sfrutta anche per questo. Da settembre c’è anche un altro problema, il nostro Cfp, come molti altri in Lombardia, partecipa al progetto di digitalizzazione e io essendo un “precario professionista” con partita iva come tutti i colleghi precari abbiamo dovuto pagare anche l’Ipad mentre i formatori e i tutor a tempo indeterminato l’hanno ricevuto gratuitamente in comodato d’uso. Lo scorso anno avevo 8 classi da 23-26 alunni in media, ed insegnavo due materie per classe . Dopo un anno non ricordavo neppure i loro nomi. Si è continuamente sotto pressione, sotto minaccia, sei sfruttato, non puoi mai dire di no al direttore del Centro altrimenti l’anno dopo non sei richiamato e perdi quel minimo di continuità. Se poi apri una vertenza sindacale come è successo ad un collega in provincia di Brescia non è stato più chiamato e a 45 anni ha dovuto cambiare lavoro.

Per non parlare degli studenti che frequentano questi centri di formazione: è considerata per tutti l’ultima spiaggia per un tiolo di studio, si iscrivono “bocciati” dalle altre scuole, stranieri, ragazzi con infiniti problemi psicologici gravi e molti hanno anche problemi giudiziari.
Spesso siamo minacciati “fisicamente” dai nostri stessi alunni, o da loro derisi pesantemente.

Dovremmo essere i cosiddetti “collaboratori esterni”, gestire in libertà l’orario e l’attività, ma tutti sanno che così non è, anzi lavoriamo più dei colleghi che all’interno del centro hanno il contratto a tempo indeterminato, con zero diritti e mille doveri…
Basta è arrivato il momento di denunciare questa illegalità diffusa e garantita dal governo regionale lombardo di destra mentre quasi tutti i responsabili dei centri regionali sono diretti da persone molto vicine al Partito Democratico. Un sistema perfetto dove nessuno deve ribellarsi altrimenti non lavorerà più. Ribelliamoci! prof. Latella denunci questo sistema, non vogliamo più essere sfruttati, schiavizzati. Noi siamo docenti, formatori e tutor laureati siamo, siamo gli insegnanti italiani, i più invisibili degli invisibili…


Marco ( Nome di fantasia)

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