Caro Davide Faraone il licenziamento non è un diritto del lavoratore!

Caro Davide Faraone , ho letto il post sul tuo profilo, in difesa di @MatteoRenzi sull'art. 18.
Vedi Davide apprezzo lo sforzo di Matteo di modificare il sistema del lavoro avvicinandolo a quello francese riducendo al minimo le tipologie di contratto ma proprio quello francese a differenza di quello italiano consente di assumere una persona a tempo indeterminato dopo un mese di prova e gli garantisce lo stipendio minimo di 1300 euro più la carta servizi per circolare con i mezzi in superficie e metropolitana. In Francia c'è il Reddito di Solidarietà Attiva, ammonta oggi a poco meno di 500 euro al mese. Per averne diritto è “sufficiente” essere francesi, maggiori di 25 anni o anche minori di 25 se a carico della famiglia (si può essere anche cittadini UE o extra UE a vario titolo risiedenti in Francia, ma in quel caso bisogno aver accumulato un minimo di mesi di lavoro e quindi di contributi). In cambio il destinatario del sussidio deve impegnarsi a trovare lavoro o in alternativa un percorso di formazione professionale. Nel 2013 erano ben 2,3 milioni i francesi che hanno ricevuto il sussidio, che si eroga, cosa molto importante, anche a chi non raggiunge, pur lavorando, il salario minimo previsto dalla legge francese.
Renzi a tutto questo non è interessato invece pensa al concetto del licenziamento come sistema di garanzia per le aziende, ricordo al Premier che bisogna fare un distinguo tra la cancellazione dell'articolo 18 e il dovere di un governo di rispettare la costituzione italiana e più precisamente:
Articolo 3: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Articolo 4: La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Articolo 35: La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.
Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori.
Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro. Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell'interesse generale, e tutela il lavoro italiano all'estero.
Articolo 38: Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale.
I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.
Gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale.
Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato. L'assistenza privata è libera.

Quindi il maggior partito dei sinistra (Partito Democratico) che dovrebbe tutelare il diritto dei lavoratori che fa? Tutela invece il diritto delle aziende a licenziare. Non si pone come il primo difensore del lavoratore italiano riconoscendo che gli stipendi sono da fame ma conferma l'idea di Berlusconi che infondo sono tutti fannulloni e quasi quasi devono ringraziare l'azienda se non li ha ancora licenziati. Stesso discorso vorrebbe trasferirlo sul pubblico impiego. Licenziabilità degli insegnanti. Troveremo un docente con in mano una lettera di licenziamento da parte del dirigente scolastico solo perchè non era d'accordo sulla promozione di uno studente...
Caro Davide non dire che è un'esagerazione. Dal 1985 da quando insegno in Lombardia ho imparato il proverbio... a pensar male non si sbaglia mai!
Ciao Davide buon lavoro... finché c'è...

Paolo Latella
Insegnante e Giornalista
Membro dell'Esecutivo Nazionale del Sindacato Unicobas Scuola
Segretario Regionale Lombardia

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