Islam, chi sarebbe costui?

Nel lodigiano, il fenomeno dell’immigrazione è abbastanza recente; il percorso migratorio copriva il 5% negli anni precedenti al 1990, mentre dati più consistenti si riscontrano a partire dal 1996(ca. 4.000 casi) con un incremento ragguardevole nel triennio ‘96-’99.

Ed è proprio dal 1999 che l’Osservatorio Provinciale per l’Immigrazione monitora tale fenomeno in relazione a vari aspetti, considerati maggiormente significativi, come l’appartenenza religiosa delle persone straniere presenti sul territorio Lodigiano.



Fino al 1999, tra le cinque etnie numericamente maggiori(albanese, marocchina, egiziana, indiana e tunisina) i musulmani rappresentavano il 96% dei nord-africani, superando il 50% degli immigrati e prevalendo sui cattolici del 18%.

Al contrario, i Paesi per i quali si sono rilevate le maggiori diminuzioni di presenze – da una parte per i crescenti rientri in patria, dall’altra per il fenomeno delle acquisizioni di cittadinanza italiana – sono risultati soprattutto, nell’ordine, il Marocco (con 210 unità in meno), l’Albania (meno 150),l’Ecuador (meno 110) e il Brasile (meno 80); e poi, con poco meno di una cinquantina di unità in meno, si segnalano anche Tunisia, Togo, India, Macedonia, Bangladesh, Eritrea e Repubblica Dominicana.

Come al solito da inizio decennio, il territorio lodigiano si colloca sempre al penultimo posto tra le province lombarde per numerosità immigrata, davanti solamente a quella di Sondrio sia per quanto riguarda l’immigrazione complessiva sia per quanto concerne il solo sub-segmento irregolare.

Le incidenze della provincia di Lodi nella composizione del totale regionale immigrato al 1° luglio 2010 si stimano al 2,5% per quanto riguarda l’immigrazione complessiva, valore che è di record a partire da livelli dell’1,6% a inizio decennio, ed all’1,8% per ciò che concerne la sola componente irregolare, in questo caso in linea con i livelli del 1° gennaio 2001 e in diminuzione rispetto al dato del 2009.

A livello assoluto, tuttavia, l’Albania, il Marocco e l’Ecuador – i tre stati con i maggiori decrementi di presenza negli ultimi dodici mesi – confermano le proprie posizioni rispettivamente seconda, terza e quinta nella graduatoria provinciale per numerosità immigrata, rispettivamente con 3,5 mila, 3,0 mila e 1,4 mila unità sul territorio lodigiano. Al primo posto si confermano invece nettamente i rumeni, ben 7,3 mila, più del doppio di qualsiasi altro collettivo in provincia; e al quarto gli egiziani, in numero di 2,7 mila al 1° luglio del 2010 e con il maggior aumento assoluto negli ultimi dodici mesi.


Come ogni anno, incrociando i dati sulla regolarità del soggiorno con quelli sull’iscrizione in anagrafe è possibile operare una classificazione degli immigrati in tre sottogruppi per condizione giuridico-amministrativa della presenza in provincia di Lodi:

a) i residenti, sia iscritti nelle anagrafi comunali della provincia che – a maggior ragione, al di là dei comunitari che non ne necessitano – con valido permesso di soggiorno o altro titolo alla regolare presenza;

b) gli irregolari, non iscritti in anagrafe né con un documento che ne consentirebbe il soggiorno;

c) infine, come categoria intermedia, “semi-stabile”, i regolari non residenti, con titolo di permanenza in Italia ma non iscritti in anagrafe.stock e di trend sull’evoluzione e la composizione quantitativa del contingente straniero presente a vario titolo in provincia di Lodi.residente – che comunque in tali ultimi dodici mesi è cresciuto solamente di poco più di un migliaio di unità a fronte di aumenti più consistenti tra il 2002 e la prima metà del 2009, complessivamente per 18mila unità inegolare non residente e soprattutto irregolare.

I regolari non residenti, dopo il record di numerosità al 1° luglio 2009, hanno attestato la loro numerosità a 2,7 mila unità in provincia di Lodi, circa 380 in meno rispetto a dodici mesi prima; mentre gli irregolari, dopo il record a quota 3,2 mila unità di metà 2009, dodici mesi dopo hanno raggiunto il livello quantitativo più basso dell’ultimo quinquennio, con un numero complessivo di 2,0 mila unità al 1° luglio del 2010.

La popolazione straniera proveniente da Paesi a forte pressione migratoria presente in provincia di Lodi è stimata in 29,2 mila unità al 1° luglio del 2010, un paio di centinaia in meno di dodici mesi prima.residenti nel 2009 incidevano per il 79% sulla popolazione complessivamente immigrata, mentre nel 2010 superano il livello di prevalenza dell’84%; nello stesso lasso di tempo i regolari non residenti perdono poco più di un punto percentuale di incidenza, dal 10% al 9%, e soprattutto gli irregolari vedono la propria quota scendere dall’11% al 7%.

L’Islam ha subito una sorta di rinnovamento dovuto ad un’immigrazione essenzialmente operaia proveniente da tre zone del mondo musulmano: il Maghreb, la Turchia e il sub-continente indiano.

Dopo le Twin Towers i rapporti con l’Islam e la religione musulmana si sono, inevitabilmente, modificati, e le soluzioni che l’Europa potrebbe immaginare e negoziare con i musulmani sul suo territorio, probabilmente, non avranno effetto al di là dello spazio mediterraneo e per quei gruppi di musulmani ostili ad un rapporto positivo con l’Occidente.


Tuttavia, al di là del sapere se l’Islamismo verrà rafforzato o meno dalla campagna mondiale contro il terrorismo, il problema reale risiede nel come gestire e definire la pratica del culto musulmano in Europa.

La terminologia di Al-Qaida è islamica e i suoi militanti quasi tutti arabi, ma, effettivamente, i legami tra questi e i conflitti nel Vicino Oriente sono molto tenui.

Al-Qaida non aveva strategia; si trattava di personalità che si sono reinventate un’identità collettiva nella Umma ( la Comunità Islamica). I campi di battaglia non erano l’Algeria, l’Egitto o la Palestina, ma New York, la Bosnia, la Cecenia, le Filippine e altri paesi, ma tutto questo ha poco a che vedere con l’Islam.

Se la violenza è propugnata in nome dell’Islam è perché queste rotture passano attraverso il mondo musulmano; ma le fratture non sono solo storiche, sono anche economiche e sociali. Oggi casi di esclusione sociale, sempre esistiti, sono rappresentati spesso da musulmani come conseguenza della globalizzazione dell’Islam e del suo insediarsi in Occidente. Le dinamiche della modernizzazione hanno posto le basi per una società europea multi- culturale e multi- religiosa nella quale l’Islam è da riconoscersi come fattore politico e sociale profondamente radicato.

In rapporto a questa presenza, l’aspetto che crea maggiori discussioni è, sicuramente, quello del rapporto tra stato e religione, considerando, anche, i diversi modelli intrapresi dai vari paesi europei.

Lo sforzo è di fare entrare l’Islam nel quadro giuridico vigente in un’Europa dove i riferimenti religiosi non occupano più un posto centrale nella vita di tutti i giorni, ma sono lasciati all’ambito privato.

E’ lecito anche dire che sta nascendo un nuovo Islam, il cosiddetto euro-Islam, perché la maggior parte dei musulmani, in Europa, vive la propria religione in modo moderato, desiderando conciliare i valori della fede con la realtà della vita europea contemporanea e con i valori occidentali di tolleranza, democrazia e libertà civili, in generale.

La cosa difficile è, però, conciliare la differente concezione dell’individuo che, considerato in Europa, già da Cartesio, come essere distinto dallo Stato e dalla Società, è, invece, parte integrante della Umma, la Comunità dei fedeli, per il mondo islamico. Ci sono, poi, varie interpretazioni del Corano che, soprattutto, oggigiorno, vengono propugnate da gruppi ristretti, a fronte dell’esistenza di un unico testo.

Siamo di fronte a momenti di cambiamento tangibile nella fede e nella cultura, cambiamenti che portano, conseguentemente, a modificazioni nelle interpretazioni dei testi. Così la shari’a, sembra poter essere vissuta in una dottrina di cittadinanza che porta al rispetto della legge secolare dei paesi di residenza interiorizzando le prescrizioni religiose.

L’Islam, infatti, non è proprietà di un gruppo di musulmani o di Stati ma, proprio secondo quanto riportato dal Corano, è chiamato all’universalità.

Il termine “Islamismo” deriva dalla parola “ Islam” (verità rivelata da Dio a tutti i suoi profeti), il cui significato letterale, dal verbo “aslama=sottomettersi", è sottomissione totale a Dio (in arabo Allah usato sia dai musulmani che dagli arabi cristiani). Con il termine Islam si intende sia la religione che lo stile di vita dei musulmani (da “muslim” che significa credente, dedito a Dio); infatti, per i fedeli, la religione occupa il primo posto per importanza e non è disgiunta dalle attività quotidiane.

Caratteristici dell’Islamismo sono, ancora oggi,alcuni simboli: un minareto, un fedele inginocchiato su una stuoia rivolta verso la Mecca, la mezzaluna e la stella; queste ultime, in particolare hanno significati connessi alle antiche credenze dell’Arabia pre-islamica: la dea Sole, divinità femminile, che con il suo calore bruciante si rivela ostile alla vita; il dio Luna, fecondante e il pianeta Venere, anch’esso maschile, che funge da guida notturna nel periodo delle trasmigrazioni del gregge nel deserto e sono impresse, spesso, su bandiere, cupole di moschee e autoambulanze.

La religione islamica professa la pace, la misericordia e il perdono e i suoi principi fondamentali sono: la credenza in unico Dio e nei suoi angeli; la credenza nei Profeti [riconoscendo tra questi Adamo, Noè, Abramo, Ismaele, Isacco, Giacobbe,Giuseppe, Giobbe, Mosè, Aronne, Davide,Salomone, Elia, Giona, Giovanni il Battista, Gesù (secondo solo a Maometto) e Muhammad (Maometto appunto)], nel Giorno del Giudizio, nell’autorità divina sul destino umano e nella vita dopo la morte.

L’Islamismo, come insieme delle credenze, delle leggi e dei riti fondati sul Corano, è stato diffuso grazie all’opera profetica di Muhammad (il glorificato, il lodato), riconosciuto come il prescelto da Allah per ricevere le sue rivelazioni.


Maometto riceve la prima rivelazione all’età di 40 anni dall’Arcangelo Gabriele e ne riceve altre per tutti i 23 anni seguenti. Queste saranno le testimonianze che costituiranno il Corano, prima fonte sacra per i musulmani nel quale è trattato ogni argomento di culto o di legge; composto da 114 Sure (capitoli) venne riportato in forma scritta dagli scribi, i quali registrarono, minuziosamente, tutti i racconti del Profeta, il quale, secondo la storia, non sapeva né leggere, né scrivere.

Altra fonte sacra è la Sunna o Summah, identificabile con la condotta di Maometto( composta da “Hadith” ovvero le testimonianze di ciò che il Profeta ha detto, fatto o approvato). Ogni buon musulmano è, inoltre, tenuto ad osservare i cinque pilastri dell’Islam:

1. la Professione di Fede o “Shahada”:non vi è altro Dio oltre Dio e Maometto è il Profeta di Dio;

2. la Preghiera o “Salat”: è un insieme di gesti rituali, movimenti e posizioni del corpo ripetuti cinque volte al giorno, in direzione della Mecca. Questa, quando è possibile, è preceduta da una purificazione simbolica: si lavano le mani e le braccia fino al gomito, i piedi fino al malleolo, si sciacqua la bocca e si bagna la testa. Quando non è possibile trovarsi in una moschea, la preghiera viene comunque rispettata ed eseguita a corpo scoperto e piedi scalzi. Il venerdì è il giorno in cui ci si ritrova nella Moschea per la preghiera comune.

3. Il Digiuno: questo ricorre il nono mese del calendario musulmano, il mese di Ramadan( nome proprio del mese) che non ha, però, cadenza fissa, essendo il calendario musulmano basato sulle fasi lunari e non su quelle solari. Durante tale periodo, i fedeli devono astenersi da cibo, bevande e rapporti sessuali dall’alba al tramonto, come simbolo di purificazione, già praticata dalle antiche tribù pre-islamiche. Possono astenervisi gli ammalati, gli anziani, i bambini e le donne incinte o che allattano; questi dovrebbero, però, fare “penitenza” in altri momenti, più adeguati per loro, e per un numero di giorni pari a quelli nei quali avrebbero rispettato il digiuno.

4. L’Elemosina o Zakat: si tratta della beneficenza prescritta dal Corano secondo il quale, infatti, tutte le cose sono di Dio e la ricchezza è data da Dio all’uomo solo in affidamento. Tale elemosina, con il passare del tempo, si è trasformata in una vera e propria imposta per attenuare il dislivello tra i più ricchi e i più poveri. Oggi è pari a circa il 2,5 % del proprio capitale.

5. Il pellegrinaggio alla Mecca o Hajj: è un dovere, per chi ne avesse la possibilità, recarsi alla Mecca almeno una volta nella vita. Lo può compiere qualsiasi musulmano maggiorenne, senza distinzione di sesso. A questo proposito, infatti, i pellegrini indossano abiti particolari( teli bianchi senza cuciture) a testimonianza dell’uguaglianza di tutte le persone davanti a Dio.

Oltre ai cinque pilastri fondamentali dell’Islam, esiste una serie di altre usanze e osservanze culturali rilevanti dal punto di vista religioso. Tra queste vi sono particolari disposizioni nell’alimentazione. Non è previsto il consumo di carne di maiale e di bevande alcoliche e anche la macellazione della carne deve essere eseguita con un particolare accorgimento: il dissanguamento dell’animale( sangue = vita) perché solo in questo modo si è sicuri di togliere completamente la vita all’animale. Questo, infatti, è in linea con l’obbligo religioso di consumare cibi sani e avere un corretto stile di vita.

Altra usanza, anche se non obbligatoria, è la circoncisione del neonato di sesso maschile, mentre rito comune è il sacrificio di un animale il settimo giorno dalla nascita, giorno in cui viene anche deciso il nome del bambino. Usanza molto importante – si tratta, infatti, della prima professione di fede del neonato- è la recitazione della prima Sura del Corano all’orecchio del bambino al quale, in questo modo ,viene trasmessa la fede islamica.

Tra le altre osservanze il matrimonio ricopre una posizione particolare. Non si tratta, infatti, di un sacramento, così come lo intende la religione cristiana, bensì di un contratto stipulato dai nubendi che può contenere varie clausole proposte dagli stessi contraenti. Il matrimonio ha grande valore nella vita di un musulmano; il celibato, infatti, è in genere disapprovato perché non consente la procreazione, quasi sicuramente garantita dal matrimonio. Per quanto riguarda, poi, la pratica della poligamia, il Corano consente di sposare fino a quattro mogli a condizione che venga garantito, per tutte, uno stesso tenore di vita, cosa che, per l’onere economico,ha causato la progressiva diminuzione di tale pratica (mantenuta in certi casi solo dalle persone più abbienti).

Come già accennato prima, la religione musulmana professa la fede nella Vita Ultraterrena (oltre che nel Giorno del Giudizio, nella Resurrezione, nel Paradiso e nell’Inferno). Il Corano riconosce l’ineluttabilità e l’universalità della morte, ma non la concepisce come fine di tutto. Si tratta, piuttosto, di un trapasso durante il quale l’anima del defunto è prelevata dal corpo dagli angeli preposti, gentilmente o brutalmente, a seconda che si tratti di credenti o no. Il rito funebre prevede, poi, che si lavi il corpo del defunto un numero dispari di volte, che lo si avvolga in un sudario candido e che venga inumato possibilmente il giorno stesso in una tomba dove il corpo sia posto in una nicchia laterale perché la terra non lo comprima e con il viso rivolto alla Mecca.

Un aspetto molto importante per quanto riguarda lo stile di vita dei musulmani è l’educazione. I valori fondamentali che vengono insegnati sono l’unità(unità della comunità musulmana garantita dalla fede in un unico Dio), la giustizia sociale (unità del gruppo che preserva dalla violenza) e l’ordine patriarcale (cellula fondatrice e riproduttrice della società). Il tema dell’unità è, pertanto, molto sentito e, infatti, la parola “Islam”, oltre a sottomissione, è intesa anche nel senso di adesione e pacificazione di tutti i clan in conflitto sotto un unico Dio; ogni divisione è vissuta come un pericolo e un peccato.

L’educazione dei figli è, inizialmente, di competenza dei genitori, responsabili di fronte a Dio della fede dei propri figli. Alla nascita, a differenza della religione cristiana, l’anima del neonato non ha bisogno di essere salvata perché si pensa che il Peccato Originale di Adamo non infanghi la discendenza. Il bambino è già musulmano e compito dei genitori, in questa fase e nelle successive, è quella di educarlo perché rimanga tale.

L’educazione si basa sul ricordo con il quale i musulmani intendono: non dimenticare che Dio esiste, non dimenticare gli insegnamenti del Corano, la legge e la tradizione. Ai figli si insegna l’imitazione dei gesti e delle pratiche quotidiane, insegnamenti impartiti dal padre nell’ambito famigliare e dall’Imam dopo l’ingresso nella scuola coranica. La figura del padre è, per questo motivo, molto importante. Il concetto di famiglia, nel mondo islamico, si fonda sul principio di famiglia patriarcale nella quale l’autorità paterna è tale per diritto divino: così come esistono un solo Dio e una sola fede esiste un solo “capo” all’interno della famiglia e questa autorità non è condivisibile.

I ragazzi e le ragazze non crescono insieme e frequentano luoghi separati; per l’Islam diventare uomo significa passare meno tempo possibile in casa e stare in compagnia di altri uomini (spesso il rito della circoncisione sancisce tale momento). Diventare donna significa prepararsi al futuro lavoro di sposa e madre vivendo l’ambito domestico come luogo di apprendimento, di servizio e di dedizione ai fratelli e alle sorelle.

L’Hijab (il velo) come simbolo di purezza stabilisce questa condizione di vergine (anche se portarlo non è un obbligo) che uscirà di casa solo attraverso il matrimonio per raggiungere un’altra casa, quella del marito dove poter diventare madre e avere quel prestigio e quell’onore particolari che è riservato solo alle madri.

Analisi di Paolo Latella ( ha collaborato con il Servizio alla Persona della Provincia di Lodi e l'Osservatorio Immigrazione dal 1997 al 2008)

Fonte originale: Rapporti sull'immigrazione straniera nella provincia di Lodi

OPI Lodi - Pubblicazioni

Undicesimo rapporto sull'immigrazione straniera nella provincia di Lodi. Anno 2010
Anno: 2011 3 files

Decimo rapporto sull'immigrazione straniera in provincia di Lodi. Anno 2009
Anno: 2010 Area: Popolazione 2 files

Nono Rapporto sull'immigrazione straniera nella Provincia di Lodi. Anno 2008
2 files

Ottavo Rapporto sull'immigrazione straniera nella Provincia di Lodi. Anno 2007
2 files

Settimo rapporto sull'immigrazione straniera nella provincia di Lodi. Anno 2006
2 files

Sesto rapporto sull'immigrazione straniera nella Provincia di Lodi. Anno 2005
2 files

Quinto Rapporto sull'immigrazione straniera nella Provincia di Lodi. Anno 2004
2 files

Quarto rapporto sull'immigrazione straniera nella Provincia di Lodi. Anno 2003
2 files

L'immigrazione straniera nella provincia di Lodi. Anno 2002
6 files

L'immigrazione straniera nella provincia di Lodi. Anno 2001
11 files

L'immigrazione straniera nella provincia di Lodi. Anno 1999
4 files

Alunni stranieri e attività interculturali nelle scuole della Provincia di Lodi. Anno scolastico 1999/2000
4 files



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