Genitori, i più accesi difensori dei bambini. “Tagliati” alla Primaria


Né più né meno come il 2010. Anche l’anno scorso di questi tempi, infatti, con padelle, fischietti e tanta rabbia si erano dati ritrovo davanti al ministero della Pubblica Istruzione, nel quartiere romano di Trastevere. E come l’anno scorso adesso sperano di uscire indenni dall’ennesima stagione di tagli al bilancio che potrebbe mettere in forse numero di classi e docenti.
“E se davvero non dovessimo ritornare in possesso delle classi che si teme saranno tagliate nel 2011-’12, accentueremo le nostre proteste”, dicono a turno questi genitori, ritrovatisi davanti al Palazzo attorno alle 15.30. Sulle loro spalle grava il compito di riciclarsi nelle veste di sindacalisti per amore dei loro piccoli: “Per tale ragione faremo in modo che la prova Invalsi non venga svolta; per ora siamo alla fase di studio, vedremo come comportarci in base a quella che sarà la risposta del ministro Gelmini”.
Insomma, le famiglie vogliono fare sentire il peso della loro forza ‘contrattuale’. Ce la faranno? La rappresentanza di mercoledì scorso era molto eterogenea quanto a provenienza: organizzato dal Coordinamento delle Scuole elementari capitolino, il pomeriggio ha visto presenti Circoli didattici che spaziavano dall’Aurelio al Portuense. Dal passaparola a scuola da quello via-web, fra quanti si sono dati appuntamento a viale Trastevere un paio di certezze: ad esempio il fatto di aver trovato di poca accortezza quanto affermato dal ministro alla trasmissione tv ‘Ballarò’, il giorno prima. La voce di Piero Castello che usciva dal megafono - strumento rilevatosi utile per porgere al management di viale Trastevere parecchie cose - è stata così potente da impedirci un dialogo uniforme.
I genitori si sono rivelati tuttavia profondi conoscitori della materia. Per alcuni, “I bambini si ritroveranno fino a nove insegnanti in ogni classe a causa dei buchi che si apriranno in organico e che saranno tappati alla bell’e meglio; ma la speranza è la sentenza del Tar che in merito agli anni 2009-’10 e 2010-’11 ha giudicato illegittimi i tagli dei docenti precari. Infatti essi furono fatti sulla base di semplici circolari invece che, ad esempio, con il metodo della concertazione e delle audizioni parlamentari!”. Maggiori sforbiciate corrisponderanno alla contrazione di classi e quelle che resteranno dovranno accogliere più alunni; come recitava un volantino, “A Roma si perderanno 150 nuove classi a tempo pieno già esistenti e 50 saranno negate; si avrà il dimezzamento degli insegnanti di sostegno per i piccoli diversamente abili; si avrà la cancellazione di tutti gli insegnanti specialisti di lingua inglese”.

A proposito di precari. Dall’Ufficio stampa dell’Italia dei Valori di Lodi arriva un documento nel quale si stigmatizza una proposta del senatore Mario Pittoni (Lega Nord). “Per il parlamentare sarebbe auspicabile un test di valutazione che verifichi se i titoli acquisiti dai docenti del Sud siano effettivamente meritati. Il senatore promette un test di valutazione per verificare i punteggi dichiarati, appositamente redatto da commissioni territoriali; resteranno le graduatorie provinciali e una regionale a gestione provinciale. Afferma che al Sud, ‘Dove i posti di lavoro sono inferiori, molti docenti tramite insegnamento in scuole private e tramite finti titoli comprati sul web risultano avere molti più punti dei docenti di altre regioni: potenzialmente con il sistema del pettine potrebbero superare chi fino ad oggi ha investito su una provincia’. Noi dell'IdV - scrive Paolo Latella - siamo contrari a queste ripartizioni che nascondono il vero problema del precariato: invece di proporre un disegno di legge per far passare di ruolo i docenti, da decenni presso la graduatoria degli abilitati, si pensa di frazionare ulteriormente le graduatorie additando i docenti come dei millantatori”.

Con Castello intento a fare giocare a suon di rime i tanti bambini presenti, abbiamo provato a chiedere ai genitori cosa ci si potesse attendere da un manifestazione del genere e, inoltre, se non fosse il caso di pensare a una kermesse di livello nazionale. “Intanto siamo qui a difendere i nostri figli, speriamo che anche nelle altre regioni ci si coalizzi, magari dimostrando davanti agli Uffici Scolastici Regionali oppure decidendo di venire a fare baccano qui… Se noi siamo avvantaggiati non lo sappiamo, ma certo è che stiamo diventando degli esperti e questo non è il nostro lavoro. Questo non è nostro mestiere, ma adesso sono due anni che ci stiamo acculturando sulle normative e sulle scelte del ministero. Lei lo sa che la norma del 2008 - quella che prevede tagli per quattro miliardi di euro - non è dotata di scadenza? Ciò vuol dire che ogni anno fino al 2300, al 2400 e così via si potranno fare tagli, è una cosa assurda a cui nessuno ha posto rimedio. Ma fino a quando si dovrà tagliare? Finché il genere umano non sparirà dalla faccia della Terra?!”.
Fra un coro e uno sfogo, Piero Castello trova la forza per smentire il ministro Gelmini. “Questa brava signora, con il supporto di Tremonti, ebbe il coraggio di dire che non vi sarebbero stati tagli sul tempo pieno e sulle parti che erano già a regime da cinque anni. E invece cosa sta accadendo? Che si sforbicia proprio il tempo pieno! Ma cosa accadrà se verrà eliminato? Che le mamme non andranno più a lavoro per andare a prendersi i figli? Oppure che si dovranno impiegare i nonni? E chi non ce l’ha?”.
Già, i nonni, Per la scuola pubblica italiana, dalle elementari fino al liceo, una garanzia assoluta. Una sorta di paradenti insostituibile: buoni per ogni stagione e per ogni impiego. Fra l’altro non costano, sono sempre disponibili e a volte schizzano come trottole da una parte all’altra delle nostre metropoli. Certo, se scendessero loro in sciopero allora sì che l’Italia intera si fermerebbe del tutto e senza rimedio!
Ancora dal megafono: “Ma perché spendere 81 milioni di euro per la prova Invalsi? Con quella cifra si sarebbero pagate ben 2.700 classi a tempo pieno… Chissà perché si decidono di spendere così queste risorse est anziché dare piena attuazione alla norma che prevede 180 cm di spazio vitale, in classe, per ogni bambino? E ricordiamo che la prova Invalsi è obbligatoria solo per gli studenti della scuola media, per le altre no”.
Quanto al Miur, con sentenza del 31 marzo il Tribunale di Livorno ha riconosciuto il diritto dell'Unicobas all'informativa sindacale e il ministero è stato condannato per condotta antisindacale. “Questa è la prima sentenza del genere in Italia”, rende noto l’Ufficio stampa del sindacato che ricorda come “Il ricorso si era reso necessario poiché in data 28 ottobre 2010 l'Ufficio Scolastico Provinciale di Livorno, spinto dai sindacati pronta-firma e dal MIUR, aveva negato l'informativa che fino al giorno prima aveva fornito”.

Alfonso Palumbo
Fonte: http://www.prismanews.net/cronaca/genitori-i-piu-accesi-difensori-dei-bambini-tagliati-alla-primaria.html

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