ReteScuole: il Diritto, nel mondo della scuola italiana, è tutt’altro che una certezza

L’Ufficio Scolastico della Lombardia istiga a delinquere
 Da quando, nell’autunno del 2008, è entrato in vigore l’art. 64 della legge 133, quello che taglia 8 miliardi alla scuola pubblica e oltre 130 mila teste, ci è capitato di vederne davvero di tutti i colori, tanto che cominciamo forse ad assuefarci ad ogni tipo di stranezza. Lavoratori e lavoratrici della scuola, ad esempio, subiscono quotidianamente la loro razione di insulti governativi senza più badarci, ascoltiamo bugie in diretta televisiva e, al più, cambiamo canale, non ci stupisce più vedere  scolaresche di peripatetici che, per la sola colpa di avere il proprio docente ammalato, sono condannate a vagare nei corridoi e anche la cronica mancanza di carta igienica si è trasformato in un simpatico aneddoto da raccontare in società, manco fosse tratto da “Pierino torna a scuola”.
Anche il Diritto, nel mondo della scuola italiana, è tutt’altro che una certezza: i regolamenti hanno cominciato ad assumere la dignità di leggi dello Stato, le sentenze dei tribunali, quando condannano il Ministero, vengono in alcuni casi ignorate, in altri disattese, in altri ancora semplicemente negate. Pare quindi essersi fatta strada la convinzione, anche nei centri periferici del potere, che ognuno possa imporre la propria personale legge, o interpretare quelle esistenti come gli pare.
Da questo punto di vista l’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia ha sempre dimostrato una eccezionale  intraprendenza e oggi, con la circolare del 21 marzo 2011, avente ad oggetto l’“Organico della scuola primaria”, lo stesso ufficio pretende di indicare ai dirigenti degli uffici scolastici territoriali quali parti delle leggi dello Stato non vanno rispettate.
Nella circolare in oggetto, infatti, si dice non solo che le nuove classi vanno formate secondo i criteri stabiliti dall’art. 10 del DPR 81/09, e fin qui nulla di strano, ma anche che non bisogna applicare il limite previsto dall’articolo 5, comma 2, della stessa Legge. Il “provveditorato” lombardo, quindi, vuole imporre con effetto immediato (le operazione di formazione delle classi vanno concluse entro oggi, 24 marzo) il mancato rispetto di una legge, o meglio di una sua parte, quella cha evidentemente piace di meno. Se almeno lo scopo di questa originale operazione fosse nobile potremmo anche concedere loro le attenuanti generiche, ma la cosa più grave è proprio questa: lo scopo è ottenere un ulteriore risparmio, ancora una volta sulla pelle di alunne e alunni con disabilità.
Analizziamo la questione nel dettaglio, cosa dice il DPR in questione, nella parte che l’USR Lombardia impone di rispettare?
Il comma 1 dell’art. 10 del DPR n. 81/09, così recita:
“Salvo il disposto dell'articolo 5, commi 2 e 3, le classi di scuola primaria sono di norma costituite con un numero di alunni non inferiore a 15 e non superiore a 26, elevabile fino a 27 qualora residuino resti…” Si tratta quindi di quella famosa norma che sta comportando un notevole aumento del numero di alunni per ogni classe della scuola primaria e questa norma, naturalmente, all’USR Lombardia piace. Ciò che non piace è proprio l’incipit, la premessa, cioè quel “Salvo il disposto dell'articolo 5, commi 2 e 3…” che lo stesso ufficio, a suo piacimento, vuole cancellare.
Cosa dice, dunque, il DPR 81 nella parte che l’USR Lombardia impone di ignorare?
Il comma 2 dell'art. 5 del DPR n. 81/09, così recita:
“Le classi iniziali delle scuole ed istituti di ogni ordine e grado, ivi comprese le sezioni di scuola dell'infanzia, che accolgono alunni con disabilità sono costituite, di norma, con non più di 20 alunni, purché sia esplicitata e motivata la necessità di tale consistenza numerica, in rapporto alle esigenze formative degli alunni disabili, e purché il progetto articolato di integrazione definisca espressamente le strategie e le metodologie adottate dai docenti della classe, dall'insegnante di sostegno, o da altro personale operante nella scuola…”
Insomma l’intento della condotta giuridicamente disinvolta dell’Ufficio Scolastico della Lombardia è chiaro: togliere a bambine e bambine con disabilità il “privilegio” di lavorare in classi meno affollate dove, malgrado le pochissime ore di sostegno concesse loro, sia possibile, almeno in parte, anche per gli insegnanti curricolari, fornire delle attenzioni speciali ad ognuno/a di loro. Crediamo che questi dirigenti sappiano che potranno incorrere in ricorsi e condanne in tribunale ma, come i furbetti che non fanno mai il biglietto sul tram perché sanno che il risparmio è maggiore rispetto al danno di una episodica multa, l’hanno messa nel conto.
Noi, popolo della scuola, berremo anche questa, qualche sindacato si indignerà soltanto un po’ e ben pochi genitori avranno la forza e la pazienza di portare questi signori davanti ad un giudice.
È così che la scuola pubblica statale, quella per tutte e tutti, muore.
ReteScuole

Link della circolare in oggetto:

Commenti

Post popolari in questo blog

Gli articoli 33 e 34 della Costituzione

Insegnanti su più scuole. Come decidere la ripartizione degli impegni?

Ha senso chiamarla ancora Italia?